Musica

Fabio Treves e la sua Blues Band alla 'Festa della musica'

Fabio Treves e la sua Blues Band alla 'Festa della musica'

Sperando nel bel tempo e col patrocinio del Comune di San Donato Milanese, l'Associazione Atletico Poasco ha organizzato 'Festa della Musica - Rock@Poasco', evento di tre giorni con musica dal vivo offerta da gruppi emergenti, giochi per i più piccoli, una lotteria e un mercatino di hobbysti. Da venerdì 23 maggio, quando la manifestazione prende avvio dalle ore 20.00 e fino a domenica 25, con le due giornate di fine settimana colme di eventi dalle 15.00 alle 24.00, ci sarà di che divertirsi. La chiusura della Festa è stata affidata a La Treves Blues Band di Fabio Treves, che proporrà uno dei suoi travolgenti concerti di musica blues e oltre. E con lui abbiamo parlato con sommo divertimento. Come trascorrono le tue giornate da bluesman? Bene, grazie. Poco tempo fa mi ha scritto un Treves che aveva trovato su Internet il mio sito e voleva farmi sapere che pure lui è un musicista ma che vive in Florida e suona proprio il blues. Abbiamo scoperto poi che i nostri nonni sono cugini! L'ho trovato fantastico, specialmente perché sapere di avere a che fare col blues, in famiglia e senza essersi mai conosciuti prima, è ancora più bello. Blues e solo blues? No, io amo tutti i tipi di musica perché, se ascolti un bel pezzo di jazz o una bella ouverture classica, è difficile dire che non piace. Non ci si deve fermare sul proprio piccolo orticello, anche se sono cose che si apprezzano con l’età. Magari da giovani si è un po’ più rigidi e ormai io sono un rappresentante della terza età… Eppure non mi sento né anziano né pensionato, anche se ho 59 anni. Quando hai cominciato a suonare? Ho iniziato nel ’74 e in tutti questi 34 anno ho vissuto contento e appagato delle cose che ho fatto. E sopra tutto ringrazio questa grande passione che mi tiene sveglio, attivo e mi fa stare in mezzo alla gente: gente vera, semplice, che ama salutare l’artista dopo il concerto senza filtri o security, cose che fanno parte dello star system. Questo modo semplice di vivere la musica è una parte fondamentale del blues che è la vita stessa, coi suoi colori, chiaroscuri, le sue passioni, i suoi abbandoni. Mi piace essere stato cocciuto e amante di questa musica. Cosa sai della Festa di Poasco? Io so che questa 3 giorni è dedicata alla musicae ai gruppi emergenti, che hanno a disposizione un palco vero e un impianto vero per esprimere le loro passioni e il loro genere preferito. Questo è molto bello perché i giovani hanno bisogno di spazi e luoghi per esprimersi. E’ bello che per chiudere la Festa abbiano chiamato un gruppo non giovane ma che è sempre stato vicino a loro. Ogni gruppo cercherà di fare del suo meglio, anche se non c’è la presenza della televisione o concorsi. Al di là dei generi e delle persone, questo è bello: se ci fosse una cosa del genere nei quartieri per 52 volte all’anno, io ci metterei la firma. Come li vedi i giovani d'oggi? C’è molta creatività fra i giovani, non sono solo bulli, drogati e mezzi delinquenti., Ci sono quelli che vanno in sala incisione, risparmiando, stando assieme, vivendo per scoprire il mondo. Che differenze vedi fra i giovani di ieri e quelli di oggi? Per fortuna tante cose sono cambiate in meglio, compreso l’approccio dei giovani verso la musica: una volta non c’era internet, dovevi andare in Svizzera per comprare un disco straniero. Ora tutti possono sapere subito cosa fa Bruce Springteen nel mondo, tutti possono scaricare basi, informarsi, sapere cosa succedeva anni fa grazie ad archivi colmi di filmati. Ci sono i dvd e i ragazzi d'oggi vedono un concerto di Central Park avvenuto decenni or sono. Una volta non era possibile. Quando andai all’Isola di Wright, in Inghilterra, sembrava avessi fatto una cosa molto trasgressiva: partecipare a un festival di musica all'estero era cosa da fare di nascosto. Da questo punto di vista i giovani, ma tutti direi, sono molto più fortunati. E’ vero che i biglietti costavano 10 volte meno, ma senz’altro i giovani oggi hanno più possibilità per conoscere e praticare la musica: ci sono tantissimi modelli di chitarra, ci sono empori di strumenti grandi come la Rinascente, mentre una volta i negozi erano pochissimi. Questo secondo me aiuta i giovani e suonare e fare musica fa bene alla salute. Io, potessi dare un suggerimento ai genitori, gli direi: "Fateli suonare, anche solo un piffero ma fateli suonare!" Mai obbligare, ma i bambini anche piccoli si appassionano alla musica e si esibiscono con piacere e questo è gratificante anche per i genitori, credo. I tuoi progetti per il futuro? Intanto sono in tour perenne, ma la novità è che uno dei miei prossimi progetti è di registrare un cd in Giappone, dove si utilizzano tecnologie altamente innovative. Intanto sto preparando un disco live, un momento importante per chi fa musica perché lì non puoi camuffare né usare accorginnenti tecnici. Se fai un disco live vuol dire che sei davvero capace di suonare così. Qui ci saranno le vere atmosfere di un concerto dal vivo, con la gente che batte le mani al ritmo della musica, che applaude alla fine. Per me è come aspettare un bambino, c’è un bel feeling in questo disco che definisco ‘ruspante’, si sente che è suonato con la passione di chi ama questa musica, che non senti abitualmente in televisione o alla radio. Cosa pensi del blues, tu che lo conosci così bene? Che da questo stile musicale tutti hanno attinto: dal jazz al rythm&blues, al rock’n’roll. Senza il blues nulla sarebbe avvenuto, ecco perché non muore mai. Periodicamente conosce momenti di grande celebrità, come ai tempi dei Blues Brother o del film di Martin Scorsese, senza mai diventare di moda. In ognuno di noi c’è del blues. Esiste il blues che dice "Oh santo cielo, non ho soldi, non ho la donna e sono ubriaco" ma c’è anche quello che dice "Sono sicuro che un raggio di sole verrà dietro la porta di casa mia e un amico mi aiuterà". Il blues parla di cose brutte ma con la convinzione che possano essere superate. Ho suonato ovunque, nelle carceri, nelle scuole, negli ospedali e sono stato ricambiato con affetto e calore ed è questo che conta. Col blues si arriva al successo ma non quello dei dischi venduti, bensì della gente che per strada ti abbraccia.