Ma voi per chi tenete, per House o per Grissom? L’indagine la volete medica o la volete poliziesca? Due miti a confronto si intitola l’incontro oggi al Festival del telefilm, e si fa presto a dire miti. Personaggi eccezionali, leggendari, che rimarranno nella storia. Potrebbe accadere, pur trattandosi di effimera storia della tv. Rappresentano l’aria dei tempi House e Grissom, perché la sfidano. E vanno controcorrente. Trattano male coloro con cui hanno a che fare, sono chiusi, taciturni, refrattari ai contatti umani. Si possono individuare molte similitudini tra questi due disincantati eroi dei nostri tempi, e la prima è il temperamento. Non hanno un carattere simpatico, eppure piacciono. Insegnamento prezioso per la comunicazione: non necessariamente chi cerca di farsi voler bene da tutti, chi sorride continuamente, è destinato a vincere. Perché suona come una moneta falsa, perché non risulta affidabile all’inconscio. Nel meccanismo di identificazione che invece scatta guardando un telefilm siamo rassicurati da chi non ci vuole rassicurare a tutti i costi.
Così Dr. House mette paura, proprio come un thriller, e in questo si distingue dai prodotti che lo hanno preceduto. Perché il protagonista non è bello e accattivante alla George Clooney, anzi è scorbutico e ruvido, ancorché geniale; alla trama professionale di ogni vicenda non si sovrappone l’ordito personale dei protagonisti. Il sentimento c’è, ma sottotraccia. Qui è tutto asciutto: come CSI ha colpito il pubblico con i suoi magici strumenti di identificazione delle prove, tanto scientifici quanto evocativi di poteri arcaici, così Dr. House compie le sue introspezioni all’interno dei ragionamenti medici. L’équipe si occupa di casi e pazienti, la sceneggiatura accompagna lo spettatore attraverso i percorsi mentali e gli esami clinici. Chi guarda si identifica e si inquieta. Se per uno scarto di decisioni, che sappiamo probabile nella vita vera, si cura una malattia invece che un’altra, come finisce il paziente? E comincia una specie di giallo, laddove gli indizi sono i sintomi, e il colpevole è la malattia. E se si sbaglia? Appunto, si ha la realtà. Per questo Dr. House mette paura come un thriller. Paura di ammalarsi e di non trovare lui in ospedale. Grande sceneggiatura, dovizia di mezzi, ottimo protagonista, Hugh Laurie, attore inglese di straordinaria espressività.
Tanti soldi spesi anche in CSI: per gli americani questo dei telefilm è soprattutto un assai redditizio segmento industriale e come tale lo trattano. Perciò i raccomandati si usano così poco: non per etica, ma per business. E dunque Grissom, cioè William Petersen, è pure uno dei produttori del telefilm. Grissom doveva morire, ma non morirà: lascerà la serie, per prendere fiato, per tornare al teatro da cui ha cominciato, per non doversi portare sempre appresso quel testone del suo scienziato detective maniaco degli insetti. Nella finzione, si darà all’insegnamento; nella realtà, si darà alla prosa. Come nel Dr. House c’è del poliziesco in CSI, soprattutto in quello di Las Vegas, c’è del medico. Tutti gli agenti sono provetti scienziati. Magari nella realtà ci fossero professionisti che sanno fare tutto benissimo, usare i più sofisticati marchingegni come pulire per terra. House e Grissom non sono personaggi rassicuranti, sono pieni di umane inquietudini: ma quello che rassicura il pubblico è il risultato che ottengono. Una vittoria anche quando è una sconfitta: perché gli sceneggiatori hanno l’astuzia di fargli sbagliare qualcosa, ma sempre in modo un po’ blando. Stiamo pur sempre guardando la tele, e che diamine: fateci sognare.
Il telefilm racconta le vicissitudini di Betty Suarez (l’attrice America Ferrera) scelta dall’editore Bradford Meade come assistente del figlio Daniel presso la superpatinata rivista Mode. Betty non viene scelta per la bravura ma, in quanto racchia, è l'unica che l'aitante Daniel non sedurrebbe. Il Washington Post ha scritto: «UB è dolce, toccante e assolutamente divertente. Il miglior show dell'anno e una grande folata di felicità». Chi l’ha visto da noi giura sul successo di Ugly Betty e il direttore di Italia 1, Luca Tiraboschi, che lo proporrà in prima serata fra poche settimane sta già fregandosi le mani.
Altra chicca acquistata da Italia 1 e probabile successo della prossima stagione è il telefilm Heroes. Qui il successo potrebbe basarsi su alcuni elementi precisi. Gente normale che scopre di avere poteri paranormali, da veri supereroi. Costoro uniscono le forze per combattere il male che minaccia il mondo. La prima puntata della serie ha bloccato in America davanti al teleschermo dodici milioni di persone e chiunque lo abbia visto premia il telefilm come uno dei più forti in circolazione. Azione, effetti speciali e brividi sono gli ingredienti principali. Da settembre in prima serata su Italia 1.