La LIM manda in libreria un bel volume che parla della vita e delle opere del compositore austriaco, maestro di Mozart e Beethoven
Non sappiamo per qual motivo questo libro sia uscito a così grande distanza dalla morte del suo autore, Paolo Maurizi (1952-2006), che conoscevamo per alcune trasmissioni su RAI 3 e per le puntuali recensioni su “CD Classica”.
Fatto sta che la Libreria Musicale Italiana lo manda finalmente sugli scaffali delle librerie nostrane, con il titolo Franz Joseph Haydn, ed un sintetico sottotitolo – Una introduzione – che esplicita il senso di questo libro, dal taglio agile e scritto con un linguaggio specifico ma accessibile.
Haydn, Mozart, Beethoven: la triade 'classica'
L'intento di Maurizi è infatti quello di proporre una scorrevole guida alla comprensione del grande compositore austriaco - nato a Rohrau in Bassa Austria nel 1732, mancato a Vienna nel 1809 - componente della cosiddetta 'triade classica' completata da Mozart e Beethoven, prendendo le mosse da una apertura biografica in cui s'indaga anche l'insieme dei contesti storici, sociali e geografici in cui Haydn era immerso.
Dopo un opportuno inquadramento del suo profilo artistico, il lettore viene accompagnato nell'esplorazione della sua folta produzione, estesa su molti generi: dalla musica orchestrale a quella da camera, da quella per il teatro a quella sacra, trovando spazio anche per l'evoluzione che dall'uso del clavicordo portò il compositore ad avvalersi dei primi pianoforti.
Le sinfonie e i quartetti
Un ampio spazio Paolo Maurizi dedica in particolare a due fondamentali componenti del catalogo haydniano: le sinfonie ed i quartetti. Nel primo caso, affrontando man mano dapprima la produzione squisitamente rococò per la corte degli Esterházy, poi la fase dominata dalla temperie Sturm und Drang, infine le possenti e variegate sei sinfonie dette 'Parigine' e le dodici dette 'Londinesi'. Una messe, alla fine, di cento e più lavori in gran parte di superiore valenza.
Nel secondo caso, Maurizi pone in debito risalto il ruolo che Haydn rivestì quale ideatore del quartetto per eccellenza, cioè quello formato da due violini, viola e cello. Schema usato già a partire dai 'facili' divertimenti scritti fra il 1757 e il 1760, e in seguito codificato stabilmente a partire dalle raccolte di quartetti dell'op.17, op. 33 op. 50, op. 54 e op. 55; un progressivo sviluppo che sfociò nei mirabili quartetti della tarda vecchiaia, cioè i Tost-Quartette op. 64 e e quelli richiestigli dall'aristocrazia viennese, cioè gli Apponyi Quartette op. 71 e 74, gli Erdody-Quartette op. 76, e i due Lobkowitz Quartette op. 77.
L'apogeo del classicismo viennese
Un genere, il quartetto d'archi, che Haydn consegnò nelle mani di Mozart, il quale gli dedicò affettuosamente i suoi Quartetti op. 10, soprannominati appunto “Haydn”. Ma anche in quelle del giovane Beethoven, che ne recuperò spirito e stile nel suo primo esperimento quartettistico dell'op.18; ricordandosi del maestro che gli aveva trasmesso i segreti della forma sonata, in qualche misura anche nei suoi primi approcci sinfonici.
Benché steso quasi vent'anni fa, poco prima della sua scomparsa, il lavoro di Maurizi appare uno strumento assai valido per un approccio a questo gigante della musica, grazie alla scorrevolezza, alla capacità di sintesi, alla completezza; nonché grazie alla proprietà dei giudizi. A tale proposito, recenti studi hanno confermato i dubbi espressi circa l'attribuzione di talune composizioni per tastiera, risultate in effetti apocrife ed ora depennate dal catalogo haydniano Hoboken.
Franz Joseph Haydn – Una introduzione
di Paolo Maurizi
editore LIM
pagg. 161- prezzo € 20,00