Inventore dei cinepanettoni, in oltre 60 film Carlo Vanzina ha raccontato vizi e virtù della società italiana: “Il segreto del regista di film comici è quello di non dare mai lo stop finita la scena prevista dal copione, le battute fuori copione dei grandi attori comici posso essere autentiche perle”.
Se n’è andato in una domenica d’estate, la stagione di cui per tutta la sua carriera è stato il re incontrastato, fin dai tempi di Sapore di mare (1983), ancora oggi il suo film più amato. Carlo Vanzina è morto nella sua Roma all’età di 67 anni, combattendo con una malattia che, alla fine, lo ha portato via.
Regista, produttore e sceneggiatore, in coppia con il fratello Enrico, “con i suoi film ha regalato al pubblico allegria, umorismo e uno sguardo affettuoso per capire il nostro Paese”, si legge in una nota diffusa dalla famiglia.
I set paterni: una lezione di cinema
Figlio del regista Stefano Vanzina (Steno), Carlo è cresciuto sui set paterni e non si è mai vergognato del fatto che le sue origini lo abbiano favorito nella carriera cinematografica.In una recente intervista, ricordava così la scuola paterna: “Io e mio fratello passavamo le vacanze sui set di nostro padre: invece di stare con i nostri coetanei, magari giocavamo a pallone con Walter Chiari. La cosa particolare che io ho visto succedere sui set di papà è che lui non dava mai lo stop, perché diceva che una volta esaurite le battute della sceneggiatura, magari un attore comico come Totò riusciva a regalarti delle perle, qualcosa di non scritto e sicuramente irresistibile”.
Da Monicelli al successo dei cinepanettoni
Studente del Lycée Chateaubriand di Roma, ha iniziato la carriera cinematografica come aiuto regista di Mario Monicelli nel film ”Brancaleone alle crociate” (1970). Dopo aver collaborato con Alberto Sordi (”Polvere di stelle”, 1973), ha esordito dietro la macchina da presa, con ”Luna di miele in tre” (1976), protagonista Renato Pozzetto.
Nei primi anni Ottanta, i fratelli Vanzina hanno lanciato Diego Abatantuono, con pellicole di successo quali ”Eccezzziunale... veramente” e ”Viuuulentemente mia”, entrambe del 1982. L’anno successivo, ”Sapore di mare”, manifesto di una generazione spensierata, ha consacrato nella memoria collettiva caratteri indimenticabili come la famiglia Pinardi, il “cummenda milanese” interpretato da Guido Nicheli, i marchesini Pucci, Gianni, l’intellettuale imbranato ed esistenzialista, e Selvaggia, ragazza volubile e viziata, interpretata da una Isabella Ferrari agli esordi.
Nello stesso anno, ”Vacanze di Natale” ha inaugurato il fortunato filone nazional-popolare dei cinepanettoni, prodotti ogni anno per uscire nel periodo natalizio. Le celebri pellicole “seriali” intitolate “Vacanze a…” hanno fatto la fortuna, ad esempio della coppia comica formata da Massimo Boldi e Christian De Sica (attualmente tornati a lavorare insieme, nel nuovo film in uscita a dicembre, ndr.).
Tra le altre pellicole di successo dirette da Carlo Vanzina sono da citare almeno ”S.P.Q.R. – 2000 E ½ anni fa”; i due film della serie ”A spasso nel tempo”, sempre con protagonista la coppia Boldi-De Sica; ”Febbre da cavallo – La Mandrakata” (2002), un omaggio del regista al padre Steno. L’ultimo film da lui diretto è ”Caccia al tesoro” (2017), con protagonisti Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso e Max Tortora.
“Negli Usa saremmo venerati”
L’unico cruccio che ha accompagnato Carlo Vanzina nei suoi quarant’anni di carriera è stato quello di essere etichettato in maniera molto semplicistica come regista di pellicole generazionali, quando in realtà ha esplorato il cinema in tutti i suoi generi: dal thriller sul mondo della moda (”Sotto il vestito niente”) alle commedie al femminile (”I miei primi 40 anni,” tratto dall’omonimo romanzo di Marina Ripa di Meana).
Non mancherà di suscitare ulteriori dibattiti in futuro una sua piccata affermazione: “In America noi Vanzina saremmo venerati come Spielberg. Qui in Italia dobbiamo vergognarci”.