Il leggendario regista e sceneggiatore, “padre” degli zombie e fondatore di un vero e proprio genere, ci ha lasciati a 77 anni.
Alla fine degli anni '60, con La Notte Dei Morti Viventi, aveva dato vita a un vero e proprio genere, ma, oggi, degli zombie moderni non era esattamente un fans. Il regista e sceneggiatore George A. Romero si è spento nel sonno a Los Angeles, dopo una “breve, ma aggressiva battaglia contro un cancro ai polmoni”.
“Fondamentalmente è solo una soap opera con qualche zombie”
Così il maestro liquidò nel 2013 il ritrovato interesse per le sue creature predilette, “risorte” agli onori della fama grazie alla serie televisiva The Walking Dead. Alla domanda se interessato a dirigerne alcuni episodi, Romero rispose: “Ho sempre usato gli zombie come personaggi di critica e satira politica, e trovo che questo (in The Walking Dead) non ci sia”. E torto non aveva: circoscrivere le pellicole di George Romero esclusivamente al genere horror sarebbe sminuire una filmografia che aveva nella trasfigurazione della critica sociale uno dei suoi punti di forza costanti. Nel 1968, La Notte dei Morti Viventi dimostrò che era possibile fare cinema “politico” con pochi mezzi, attraverso una metafora magari di non immediata comprensione, ma estremamente potente. Non è un caso che all'ombra di quella pellicola siano poi nati altri talenti (un nome su tutti, John Carpenter) che hanno usato il genere horror per veicolare messaggi ben più seri.
“Se avessi fatto dei film seri e importanti non avrei potuto dire tutte queste cose”
Ma, nonostante al capostipite siano seguìti ben cinque capitoli, (non mere ripetizioni dello stesso tema, ma tutti con una ben precisa identità), non di soli morti viventi è composta la filmografia di George Romero. Infatti, tra una collaborazione con Dario Argento per il film a episodi Due Occhi Diabolici (1990) e una buona incursione tra le pagine di Stephen King (La Metà Oscura – 1993), da riscoprire, soprattutto, sono proprio gli insuccessi commerciali del Maestro: Monkey Shines (1988) e Bruiser (2000). Flop ingiustamente clamoroso il primo, distribuito direttamente in home video il secondo, entrambe le pellicole danno la misura di quanto Romero – ingerenze produttive a parte – fosse in grado di gestire il genere (e le allegorie) al di fuori dello “schema zombie”, collaudato e di successo. “Figli” comunque ancora amati, nonostante la “degenerazione” televisiva: era infatti di poche settimane fa l'annuncio che Romero stava lavorando alla sceneggiatura di un nuovo capitolo della saga dei morti viventi.
Se non li si considera mostri, ma una rappresentazione di quel che noi uomini siamo diventati, ecco allora che il genere dei morti viventi acquista un’altra dimensione.