Bernardo Bertolucci, regista di capolavori come "Novecento", "Ultimo tango a Parigi" e "L'ultimo imperatore" è stato ospite sabato 19 Aprile al Festival della filosofia tenutosi all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Titolo della rassegna "Sessantotto. Tra pensiero e azione".
Autodefinitosi un "vecchio sessantottino", Bertolucci sin dall'inizio della conferenza afferma di non volersi soffermare in maniera soverchia su questioni tipicamente politiche e storiografiche. Forse per non cadere su una retorica che punta ad una semplicistica spiegazione di ciò che è stato, o a una riesumazione di fatti detti e ridetti. Bertolucci sembra, invece, voler fare emergere, attraverso ricordi e aneddoti, un'atmosfera, quell'aria che si respirava dall'inizio alla fine degli anni sessanta tra quelli che i francesi chiamano i "cinéfile".
Il 68' dalle parole di Bertolucci, sembra essere conseguenza di uno degli eventi cruciali della storia del cinema, ovvero la nascita della Nouvelle Vague in Francia, nata nel '59 con due film che rivoluzionarono un modo di vedere il cinema, un cinema ora che puntava a segnare un punto di rottura con la tradizione, con quello che veniva chiamato "Le cinéma de papa" (Il cinema dei papa). Questi due film erano "I quattrocento colpi" di François Truffaut e "Fino all'ultimo respiro" di Jean-Luc Godard. Quest'ultimo fu di particolare importanza per il giovane Bertolucci, che fu colpito in modo particolare dall'estetica del cinema di Godard.
La rottura con la tradizione proposta dalla Nouvelle Vague, non era una questione puramente cinematografica, ma si trattava, appunto di un cambiamento storico sociale, che attraversò tutti gli anni sessanta e culminarono nella data fatidica che è il 68'.
Nel ricordo di quegli anni, un posto d'onere tocca a Pier Paolo Pasolini, che la fortuna volle era domiciliato nello stesso condominio di Bernardo Bertolucci. Pasolini, oltre che vicino di casa, fu una figura importante per la carriera di Bernardo. Il poeta infatti lo chiamò come aiuto regista per il suo esordio cinematografico, ovvero per Accattone, e grazie al suo interesse per il soggetto di Mamma Roma rifiutò di girare La commare secca, soggetto che poi diede la possibilità a Bernardo di poter esordire alla regia nel 62.
L'incontro, alla fine non poteva non cadere sull'ultimo film del maestro, "The Dreamers - I sognatori", uno dei maggiori contributi del cinema a quella che era "l'atmosfera" del '68 dominata da una cultura giovanile legata in particolar modo al cinema, alla musica rock, alla politica, al comunismo e l'ideologia. Ideologia che per Bertolucci è diminuita nel corso del tempo, fino a scomparire oggi definitivamente.
La mancanza di un'ideologia, porta ad una riflessione che va ben oltre al 68', che ci spinge, secondo il regista a pensare alla situazione attuale della politica italiana e ad una società che risulta essere un soggetto passivo dei mezzi mediatici, in particolar modo della televisione. La critica di Bertolucci, si rifà eidentemente alle ultime elezione e alla vittoria di Berlusconi. Tuttavia la chiave di lettura del regista sulla situazione attuale, risulta essere più che parziale rispetto alla realtà dei fatti, in quanto la vittoria del Cavaliere è stata garantita dall'alta percentuale di voti ottenuti dalla Lega. La Lega che ha sempre evitato un pubblicità e un orientamento di tipo mediatico. I veri problemi della politica e della società di oggi vanno trovati al di là dell'ideologia e dell'influenza mediatica.
Fonte: Agenziaradicale.com
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