Erotismo. Passione. Ossessione. Ribellione. Morte. E la scoperta che tra normalità e aberrazione non c'è un confine netto, ma un filo sottilissimo. Ci sono tutti questi ingredienti in Follia di Patrick McGrath, uno dei romanzi contemporanei più amati dai lettori italiani: uscito una decina anni fa, da Adelphi, è giunto ormai alla quarantesima edizione. Con oltre 500 mila copie vendute, e un successo che dura nel tempo. Merito della bravura dello scrittore, certo. E del fascino inquietante della sua creatura, Stella, cupa e sensualissima protagonista della storia. Che adesso lascia la pagina e approda sullo schermo, incarnandosi nel volto e nel corpo di Natasha Richardson: "Ho fatto davvero di tutto per interpretarla - confessa l'attrice inglese - ho subito compreso la sua solitudine, la fame d'amore che la spinge verso l'infelicità. E poi anch'io, come lei, sono un'inguaribile romantica...".
E, in effetti, è proprio merito della determinazione di Natasha - figlia d'arte di Vanessa Redgrave e Tony Richardson, nonché moglie del divo Liam Neeson - se Follia è potuto diventare un film: in uscita, il 15 giugno, nelle nostre sale, distribuito dalla No Shame Films. "Quando ho letto il libro - prosegue - l'ho divorato d'un fiato. E ho sentito subito la necessità di recitare Stella. Per riuscirci, ho dovuto sostenere una dura battaglia con la Paramount, che avrebbe voluto un'opera ad alto budget, con una star americana".
Ma alla fine ce l'ha fatta: a diventare la protagonista della storia, e a realizzarla con un regista fuori dagli schermi (David Mc Kenzie, giù autore di Young Adam), con una notevole fedeltà al romanzo. Cosa di cui, oggi, McGrath - a Roma con la Richardson per presentare la pellicola - si dichiara soddisfatto: "Sono contento del risultato e di come Natasha ha caratterizzato il personaggio principale. Certo, qualche differenza rispetto al libro c'è: ma quello è inevitabile, quando affidi il tuo 'bambino' a qualcun altro".
Una fedeltà che si rispecchia anche nell'atmosfera del film: dolente, dimessa, sensuale, cupa. Tutto comincia quando, nell'Inghilterra di fine anni Cinquanta, lo psichiatra Max (Hugh Bonneville), sposato con l'inquieta Stella e padre del piccolo Charlie, si trasferisce nella dependance di un manicomio, dove è stato appena nominato vicedirettore. Qui la coppia fa conoscenza con un altro medico, Peter Cleave (Ian McKellen, carismatico come sempre), specializzato nei casi più estremi. Tra i suoi pazienti c'è l'ex scultore Edgar (Marton Csokas), rinchiuso perché affetto da una forma psicotica di gelosia, che l'ha spinto a massacrare la moglie. Tra lui e Stella, e sempre sotto l'occhio un po' guardone di Peter, scoppia la passione: un sentimento sempre più forte, più cieco, più assoluto. La donna finisce così per fuggire con l'amante. Da qui lo scandalo, e il tentativo di mettere tutto a tacere, di fare finta di niente. Ma per la nostra eroina, la strada verso l'autodistruzione è ormai obbligata, e finisce per coinvolgere i suoi affetti più cari. E quando Peter cercherà di salvarla, di farla sua, sarà già troppo tardi.
E' chiaro che un film di questo genere, agli antipodi dei popcorn movie per cui le major vanno pazze, è destinato a un pubblico raffinato. Capace di apprezzare l'intensità dell'interpretazione della Richardson: "E' stata una dura prova - ammette l'attrice - è doloroso andare nella parte più buia della propria anima. Un viaggio faticoso, insomma. Sulle tracce di un'eroina che ricorda un po' quelle di classici come Anna Karenina, Madame Bovary e Cime tempestose.
A rendere particolare la storia, però, non è solo Stella. Ma anche le tre figure maschili - il marito, l'amante, lo psichiatra - che non riescono a non ruotarle intorno. Tutti affetti da una forma differente di pazzia, come conferma McGrath: "Ma fra i tre - spiega - la follia più pericolosa è quella di Peter: perché lui esercita il controllo, cioè il potere, sugli altri, ma lo fa egoisticamente. E' un manipolatore. Ognuno di noi delega il potere a medici, insegnanti, politici, parenti: il problema è quando queste figure ne abusano". Quanto a Edgar, avrebbe dovuto essere interpretato da Liam Neeson. Il quale però - come racconta la moglie - "si è un po' scoraggiato per le difficoltà produttive, e così, quando abbiamo avuto semaforo verde era già impegnato altrove".
Ultimo elemento forte del film: l'ambientazione. Cha fa risaltare l'ipocrisia e la tristezza della condizione femminile, negli anni Cinquanta. Ma questo non rende quella tragedia datata, secondo Natasha: "Credo che la storia di Stella mostri un tratto universale dell'animo femminile". McGrath condivide. Anzi, aggiunge che "oggi, in un mondo in cui ad esempio i giovani vengono mandati a combattere guerre assurde, le cose forse sono peggiori". Lui, intanto, continua a scrivere romanzi: "Ne ho appena concluso uno, il titolo è Trauma - annuncia - in Italia arriverà l'anno prossimo". I suoi ammiratori sono avvertiti.
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