Tutto ebbe inizio con una puntata di Sex and the City in cui l’allora fidanzato scrittore della bionda Sarah Jessica Parker disse con noncuranza “La verità è che non gli piaci abbastanza”. Seguirono il libro best seller, il film sul grande schermo con un cast affonda botteghino e se ci è concesso una generazione rovinata. Perché se è vero che per una volta il trailer trae in inganno e il film è meglio di come sembri riassunto in pochi secondi, viceversa va sfatato lo slogan che “tutte le donne dovrebbero vederlo”. Altrimenti addio sospiri, singhiozzi, fitte al cuore e farfalle nello stomaco. Perdute per sempre le attese infinite delle “donne al telefono che non suona mai”, come cantava quello. Ché in fondo non è la banale declinazione della grande verità: alle femmine piacciono i drammi, ai maschi piace non capire nulla del gentil sesso.
Tante piccole storie s’incontrano, si scontrano, a volte il puzzle combacia, altre no. La tecnologia insegna che un uomo può scaricarti in mille modi diversi, spiega Drew Barrymore.
“Tu non sei l’eccezione, sei la regola” dice il vispo Justin Long alla svampita Ginnifer Goodwin. Peccato che Cupido riservi sorprese (disseminate di avvisi) anche a lui. Per lei, invece, era dei tempi del Diario di Bridget Jones che una segreteria telefonica non veniva tanto controllata, seguita e maledetta. Poi c’è la coppia che si lascia, quella che si tradisce e quella che è ancora in elaborazione. I racconti in presa diretta con piccole testimonianze simil vere ricordano molto il telefilm americano da cui la sceneggiatura è nata.
Peccato che questa volta la location scelta è Baltimora e non New York, città diversa dal fondale solito e piacevole diversivo.
Happy end assicurato per tutti (o quasi). Insomma, i film si può amara, odiare, ci si può personificare in qualche personaggio. Poi però tutti a casa a giocare i ruoli di sempre.
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