Può un uomo amare a tal punto da diventare sia vittima che carnefice ed essere ossessionato da entrambi i ruoli? Dal punto di vista della Tognazzi si. Secondo film nel curriculum della regista, "L'uomo che ama" è la storia di Roberto, un uomo ai margini della trentina che si ritrova a vivere, a distanza di poco tempo, due storie d'amore, l'una opposto dell'altra.
Sara, vicedirettrice di un albergo al centro di Torino e Alba, allestitrice in una galleria d'arte contemporanea.
Le due donne lo guidano verso percorsi affettivi completamente differenti, tanto da portare Roberto a porsi delle domande e cercare delle valide risposte dalle persone che lo circondano: il padre, il fratello, la dottoressa con cui lavora.
Ma scoprirà attraverso un percorso duro e sofferto, che in amore non ci sono nè vincitori nè vinti, che gli eventi sono imprevedibili e che spesso, per una storia che finisce, c'è una nuova avventura dietro l'angolo. O forse sono solo momenti che si ripetono?
La pellicola non racconta nulla di nuovo, nemmeno sull'amore visto dalla parte degli uomini. La regia è ordinaria e senza particolari note da evidenziare. Molto bravo Favino a raccogliere in sè il lutto dell'abbandono e trasmettere al pubblico le sue emozioni, potendo contare su una discreta Ksenia Rappaport e lo scarso sostegno della collega Bellucci (seppur migliorata nella recitazione).
In conferenza gli attori non sono apparsi affiatati, ma piuttosto individualisti nell'affrontare le domande sul lavoro svolto. Francamente, il film può essere tranquillamente interpretato a seconda del vissuto personale, non c'è un sottotitolo così forte da incanalarlo verso un solo significato.
Unica nota positiva è la colonna sonora composta dalla cantautrice Carmen Consoli, dalla quale paradossalmente sembra ispirato il film.
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