Sul grande schermo, con un film importante, non lo vedevamo da tempo. E così ritrovare lui, Stefano Accorsi, in un poliziesco francese di serie A, è quasi una sorpresa: il film si chiama Triplice inganno, è diretto da Jérome Cornuau ed è tratto da una serie cult anni Settanta della tv d'Oltralpe, Le Brigate del Tigre.
Ma a rendere particolare la pellicola non è solo la derivazione televisiva. Visto che ci sono altri elementi capaci di attrarre il pubblico cinefilo. Come l'ambientazione, ad esempio: la storia si svolge infatti nella Francia pre-prima guerra mondiale, in quel periodo bello, dannato e creativo universalmente conosciuto come Belle Epoque. E che qui viene ricostruita dal regista con spiegamento di mezzi (il film è costato 17 milioni di dollari), e con un gusto decisamente fumettoso.
E poi c'è un altro elemento interessante, che riguarda invece il cast internazionale, e tutto europeo: accanto al protagonista Clovis Cornillac c'è infatti non solo Accorsi, ma anche il sex-symbol tedesco Diane Kruger. Una delle poche star davvero globali, capaci di passare dai blockbuster hollywoodiani (come Il mistero delle pagine perdute, sequel del Mistero dei templari, sui nostri schermi prima di Natale) alle opere di qualità tipicamente Vecchio Continente. E dunque un duo, quello Accorsi-Kruger, capace di garantire un bel po' di glamour squisitamente europeo.
Quanto alla storia, Triplice inganno racconta le indagini della Brigata del Tigre, una sorta di squadra speciale ante litteram, capitanata dal commissario Valentin (Clovis Cornillac, volto ancora poco conosciuto qui in Italia), e che annovera come componenti principali l'ispettore Pujol (Edouard Baer) e l'ispettore Terrasson (Olivier Gourmet). Un terzetto a cui si affianca, a inizio film, un personaggio nuovo di zecca, assente dalla serie tv originale: il poliziotto Achille Bianchi (Accorsi), milanese d'origine, e per questo sottovalutato dai suoi colleghi.
Ma le vite dei nostri eroi cominciano a cambiare, quando iniziano a indagare sulle gesta di Bonnot, delinquente con ideali politici: e soprattutto con la donna che lo protegge, Constance... E l'incontro e lo scontro tra questi due mondi così diversi porterà a conseguenze imprevedibili. Svelando intrighi di ogni genere, come suggerisce il titolo italiano (quello originale è semplicemente Les Brigades du Tigre).
"Da bambino guardavo poco la tv, all'epoca vidi poche puntate del telefilm - ha spiegato recentemente il regista - ma durante le riprese abbiamo cercato di non turbare il ricordo che tanta gente ha delle serie televisiva, realizzando nello stesso tempo un film molto contemporeaneo: un poliziesco, certo, che rispetta i codici narrativi del genere, ma che man mano si sposta verso una storia sempre più romanzesca". Un fuilleton sfarzoso, popolare, un po' melò un po' ironico.
Accorsi, invece, parlando del film ha sottolineato soprattutto il carattere del suo personaggio, un immigrato che sperimenta in prima persona le difficoltà della sua condizione: "Di lui mi piacciono il talento, l'ambizione - ha dichiarato - e il fatto che si trova ad affrontare una situazione delicata, molto complessa e senza molte scelte".
Poi l'attore, anche lui (da alcuni anni) immigrato di lusso Oltralpe, si è soffermato sulle differenze tra i modi di produzione dei due paesi: "Il sistema francese è più solido del nostro, si permettono di giocare con il cinema di genere, realizzano più film di noi. Il che, sul set, si traduce in una sorta di leggerezza". E adesso Stefano è impegnato nelle riprese di Baby Blues, della regista Diane Bertrand; ma poi tornerà in patria, in febbraio, per recitare in una piéce teatrale intitolata Il dubbio, diretta da Sergio Castellitto.
Questo riguardo Triplice inganno e i suoi protagonisti. Ma il week end nelle sale, vista l'atmosfera già prenatalizia, offre anche altro: la magia Disney un po' cartoon un po' carne e ossa di Come d'incanto; il disagio giovanile raccontato ancora una volta da Gus Van Sant in Paranoid Park; la tragicommedia erotica Irina Palm; Hitman - L'assassino, tratto da un celebre videogioco; e un altro titolo decisamente d'autore, L'età barbarica di Denys Arcand (il regista delle Invasioni barbariche).
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