Anche per smaltire la botta del flop con Gianfranco Funari, Bibi Ballandi se ne sta da giorni nella sua cara Bologna. Il megaproduttore degli show nazionalpopolari riflette sulla crisi di idee e di personaggi. Non ha più nemmeno un interlocutore come Diego Cugia da cui farsi irretire. E giustamente guarda la strana situazione che vede il ribaltamento anche del suo ruolo. Fino a ieri molti artisti andavano a bussare da Ballandi, e dal suo direttore artistico, il regista teatrale Giampiero Solari, per fare tv. Soldi, gloria, potere e prime pagine. Oggi invece vanno decisi per montare una qualche nuova tournèe teatrale. «Ecco, per i talenti artistici ormai la tv è il nemico da abbattere» si ripete alla fine Ballandi sconsolato. In effetti, ormai vorrebbero tenersi alla larga dalla tv anche i nuovi personaggi emergenti sulla scena nazional-popolare, valga per tutti il caso di Flavio Insinna. Già ingaggiato per recitare come attore e alla vigilia dell'inevitabile bis di Affari Tuoi, Insinna è molto corteggiato da mesi: la Rai vuole farlo sbarcare negli show di prima serata. Ballandi e Del Noce lo volevano per rifare Portobello, e adesso Paolo Bassetti e Pippo Baudo farebbero carte false pur di averlo a Fenomeni. Ma lui da bravo attore pensa a una tournée teatrale con un one-man-show.
Anche Insinna come Panariello?
La nuova sirena anti-televisiva è questa: ormai a un mattatore conviene allestire uno show personale dal vivo e fare il tutto esaurito in giro per l'Italia, con biglietti da 50 euro in su cadauno, più i regolari bollettini Siae, più il solito indotto degli spot e delle conventions. E, magari può sempre rischiare con il cinema o con la radio. E' il modello Fiorello, che per esempio sta seguendo il rinato Giorgio Panariello. Alla fine della sua grande avventura di sabati sera in prima serata, era diventato il bersaglio per eccellenza della critica alla volgarità. L'emblema del peggio, persino per la first-lady d'allora Franca Ciampi. Oggi fa il tutto esaurito a teatro, becca solo applausi ed elogi, può persino scegliere tra vari copioni cinematografici quale accettare. Sul piano dell'immagine è risorto a nuova vita e se gli parli di tv si gira dall'altra parte: a ottobre ricomincia il tour, si sta preparando per un altro film con Vincenzo Salemme, si concede pure per qualche spot.
Aspettando modello Fiorello
Ma torniamo all'irraggiungibile modello. Adesso tutti aspettano pazientemente che Sua Maestà Fiore Fiorello termini, il 20 giugno, le strepitose e seguitissime dirette di Viva Radio Due. Ha spopolato pure nei palazzetti dello sport e piacciono anche molto le sue serie pubblicitarie con la spalla Baldini o con Mike Bongiorno. E chi glielo fa fare, dunque, di rischiare di nuovo la faccia in tv? L'ultima incursione «a sorpresa» ha creato una quantità industriale di polemiche, tra lo scontro di palinsesto con Fazio su Raitre e la vicenda dell'annunciata e poi tagliata parodia di padre Georg. Sempre stando solo alla scuderia Ballandi, un bellissimo progetto potenzialmente poteva legare insieme due personaggi televisivamente ancora nuovi e d'indiscusso richiamo come Antonio Albanese e Paola Cortellesi. Con un cast del genere Raiuno in fondo poteva spendersi una carta di tutto rispetto contro Zelig di Canale 5. Ma niente da fare: la Cortellesi si prepara alla terza tournée teatrale con il tutto esaurito sui manifesti. Albanese al massimo si concede per qualche film di qualità.
Il caso Benigni-Vespa
Quando finirà questo corto circuito? L'esposizione in tv notoriamente mette a dura prova il talento. E certo le premesse di una svolta non sono le migliori, se si guarda per esempio, al caso Benigni. Il nostro grandissimo toscano da Oscar da mesi è corteggiato per le sue letture dantesche dalla Rai: ma appena il contratto si sta per chiudere, si arroventano le polemiche politiche. Pure concedendo che l'ex ministro Gasparri e Bruno Vespa abbiano ragione a dire che la ripresa televisiva del Paradiso benignesco costi tanto, troppo di più di un Porta a Porta (ma non è così, per via della natura replicabile del prodotto, della sua riproducibilità su altri supporti e del valore internazionale riconosciuto del talento in questione), la querelle su Benigni rischia di allontanare definitivamente dal piccolo schermo tutta una generazione di personaggi che in fondo proprio dalla tv sono partiti.