Lirica

Premiato dalla critica musicale il “Macbeth” del Festival Verdi 2020, diretto da Roberto Abbado   

Premiato dalla critica musicale il “Macbeth” del Festival Verdi 2020, diretto da Roberto Abbado   

Al “Macbeth” del Festival Verdi 2020, registrato ed ora distribuito in due CD, è stato assegnato il Premio “Franco Abbiati" dall'Associazione Nazionale della Critica Musicale Italiana.

L'avvio del Festival Verdi 2020 trovò posto anche nel verde del Parco Ducale, dato che in piena pandemia si dovette rinunciare al Teatro Regio. Lo inaugurava un Macbeth in veste inedita, cioè nella versione allestita al Théâtre Lyrique di Parigi nell'aprile 1865. Per l'occasione Verdi – tenuto conto dei mutamenti di gusto, delle aspettative del pubblico parigino, nonché della sua evoluzione artistica - rivide a fondo la partitura battezzata a Firenze nel 1847. 

> GLI SPETTACOLI IN SCENA <


Per esempio, chiedendo altri nuovi versi al librettista Piave, e lavorando poi sulla scorrevole traduzione di Nuitter e Beaumont. Fra l'altro, dovette inserire al III° atto quel balletto d'obbligo per le scene francesi, pagina peraltro rivelatasi di notevole valenza; ed accettò di tagliare la morte in scena del protagonista – cui lascia tuttavia intonare “Honneurs, respect, tendresse” - sostituendola con l'irruente coro finale di vittoria.

Il rinnovato Macbeth non incontrò Oltr'Alpe l'atteso favore. Non tanto per la musica in sé, quanto per l'atmosfera estremamente drammatica e tenebrosa, che i parigini non gradirono. Ma che piace tanto a noi, oggi. Infatti quella splendida, definitiva veste musicale – riportata in italiano a partire dalle recite milanesi del 1874 - è quella da sempre poi rappresentata. E da poco chiamata ad aprire a Sant'Ambrogio, fra stelle e lustrini, la stagione 2021/22 della Scala.

Alla riscoperta di un Verdi poco o nulla conosciuto

Proseguendo un cammino ideale che inizia dal 2018 con Le trouvère (rilettura francese del 1857 de Il trovatore) e con il Macbeth nella primigenia versione 1847, il Festival Verdi saggiamente recuperava l'anno scorso anche quest'inedita testimonianza del Genio di Busseto – con l'edizione critica di David Lawton rivista da Cristina Mantica - sebbene in mera forma concertistica. 

Il che poi alla fine non fu un male, poiché permise di concentrarsi sui suoi valori musicali; e pure di realizzarne l'ottima registrazione – è una prima mondiale - da parte della Dynamic, e porla ora a nostra disposizione.

Ludovic Tézier e Silvia Dalla Benetta

Un'opera un po' problematica, senz'altro sperimentale

Il problema di fondo nell'affrontare Macbeth, opera in più sensi sperimentale, è renderne al meglio, senza eccedere, la peculiare dimensione drammatica, in particolare il cupo colore ambientale, e l'immanente senso di disgregazione morale. Poiché qui, al Male che tutto pervade e tutto corrompe, non è contrapposto un qualsiasi genere di Bene a far da contraltare. 

A mitigar la durezza del racconto, non troviamo per dire né amor di patria, né una passione amorosa, né un ideale etico, politico o religioso. Un'atmosfera di disfacimento ben presente nell'intrigante film-opera di Claude D'Anna del 1987. E che viene colta appieno anche da Roberto Abbado, a capo dell'Orchestra Filarmonia Arturo Toscanini, trovandosi in piena sintonia con la partitura. Concertazione accuratissima, la sua, ben calibrata, con sonorità raffinate, intense ma bilanciatissime; e nondimeno tutta pervasa da un'intensa, vibrante carica drammatica, e sostenuta da ferrea logica narrativa. 

Cinque belle voci al servizio del Verdi francese

In aggiunta, il quintetto delle voci protagoniste non lascia certo indifferenti, perché tutti cantano bene o benissimo. Un superbo Ludovic Tézier scava a fondo nelle pieghe del personaggio di Macbeth con incedere nobile e flessibile, con ammirevole espressività, e massima varietà di fraseggio e di tinte. Per il baritono marsigliese, un personaggio capolavoro. Silvia Dalla Benetta giunse all'ultimo a sostituire Davinia Rodriguez, e si inserì magistralmente nel gioco generale. 

La sua intrigante Lady rinuncia in parte alla solita fosca ferinità, per attribuirle – grazie ad un morbido gioco di timbri e di colori, ed un'attenta ricerca di sfumature sonore – una inquietante, morbosa ed ammaliante femminilità. Altro bersaglio centrato. Non sbaglia un colpo neppure Riccardo Zanellato, il quale sa instillare notevole spessore interpretativo e nobile dignità vocale nel suo Banquo; Giorgio Berrugi – Macduff dalla voce levigata e luminosa - infonde dolente umanità nel suo “Ah! C'est la main d'un père”; David Astorga è un ottimo Malcom. Adeguate pressoché tutte le parti di contorno; ineccepibili gli interventi del coro del Teatro Regio preparato da Martino Faggiani.

Insomma, l'assegnazione del Premio Abbiati da parte dell'Associazione Nazionale Critici Musicali è pienamente giustificata. E non tanto per un recupero che in fondo poco aggiunge al patrimonio verdiano, quanto per gli intrinseci, eccezionali valori musicali di questa recente esecuzione parmense.

Macbeth, opera in quattro parti di Giuseppe Verdi, versione Parigi 1865.