Lirica

Tra sogno, incanto e gioia di vivere, «La boutique fantasque» e «Il campanello» stregano Trapani

Tra sogno, incanto e gioia di vivere, «La boutique fantasque» e «Il campanello» stregano Trapani

Un balletto e un’opera buffa tratti dal miglior repertorio italiano, in un sapiente gioco di rimandi tra antico e moderno, tradizione e ricerca, impreziosiscono il Luglio Musicale Trapanese.

Il doppio spettacolo andato in scena nel Chiostro del complesso monumentale di San Domenico di Trapani riconferma, una volta di più, nelle scelte del repertorio della rassegna, un’attitudine sperimentale in grado di coniugare raffinatezze stilistiche e universalità dei contenuti.

Sembrerebbe proprio questa la cifra artistica del felice accostamento tra due lavori “di nicchia” e dalla storia gloriosa: il balletto La boutique fantasque, coreografia originale di Leonide Massine, realizzata per la prima volta nel 1919 dai mitici Ballets Russes, su musiche di Gioacchino Rossini orchestrate per l’occasione da Ottorino Respighi; e Il campanello di Gaetano Donizetti, opera buffa in un atto, scritta interamente dal musicista bergamasco in tempi fulminei, per motivi contingenti e da allora – come sottolineato dal regista della presente edizione, Natale De Carolis – assurta, per la fortunata fusione tra vaudeville, arie cantabili (con alcune punte di estrema difficoltà), numeri comici e travestimenti, quasi alla dimensione di exemplum del varietà contemporaneo.

Trapani, un’intera comunità al servizio dell’arte
Fin qui i dati “ufficiali” della rappresentazione. Ma uno sguardo più attento, l’osservazione dei frenetici e pur discreti preparativi che animano la vita del centro storico di Trapani nell’imminenza della prima, rivela ulteriori particolari utili a comprendere l’intima natura di una manifestazione che produce l’eccellenza senza abbandonare la dimensione artigianale d’insieme, mantiene le tradizioni attraverso il rinnovamento, aprendosi con coraggio alle novità. Si scopre così il profondo radicamento del Luglio Musicale Trapanese nel sentire comune, per gli abitanti locali come tra gli habitué che, numerosi, da molto lontano ogni anno affollano l’evento; e si nota con piacere la partecipazione del pubblico, un interesse diffuso unito ad approfondita conoscenza fin del dettaglio tecnico. Trova quindi una motivata ragion d’essere anche l’opzione per un repertorio meno frequentato, colto e denso di suggestioni, perciò tanto più adatto a quella “bottega in fieri dell’arte” che va di scena, ogni estate, a Trapani.

Atmosfere incantate ed allestimenti innovativi
Sin dalle prime note, l’accattivante ouverture della Boutique fantasque trascina in un altrove indefinito, nella memoria colorata dell’infanzia collettiva, dove tutto è ancora possibile, e la purezza di emozioni e sentimenti vissuti per la prima volta trova uno spazio privilegiato nel piacere del gioco. È in sostanza la dimensione del meraviglioso – quella cui richiama la visione poetica del regista- coreografo Antonio Aguila Carralero  un delicato quanto efficace «ritorno al bambino nascosto dentro ad ogni adulto», che, attraverso il recupero dell’immaginazione fantastica, consente il «ritorno al proprio sogno, il ritorno a sé».

Il clima incantato delle danze fantastiche cede il passo, nella seconda metà della serata, ad una più marcata festosità, la spumeggiante allegria che connota le trovate estrose de Il campanello. Una storia-tipo cui il regista De Carolis, in questo nuovo allestimento, conferisce un taglio cinematografico in senso neorealista – con esplicito appello ad analoghi intrecci del cinema di Vittorio De Sica – grazie alla resa del singolo carattere, il cromatismo in bianco e nero di scenografia e costumi, i movimenti fluidi di cantanti e coro oltre i confini dello spazio scenico; evidenziando, nel contempo, il gusto mimetico-cabarettistico dell’opera donizettiana con la portentosa interpretazione – attoriale, oltre che musicale in senso stretto – del baritono Francesco Paolo Vultaggio (Enrico). Suggella gioiosamente, nel finale, l’armonia d’insieme del favoloso dittico, il comune richiamo a quella perduta capacità di sognare, l’immaginazione sbrigliata sempre in grado di far superare, in un guizzo, la gran parte delle difficoltà della vita quotidiana.