Musica

Il Festival di Sanremo? Quest'anno ci asteniamo.

Il Festival di Sanremo? Quest'anno ci asteniamo.

Non è una protesta, ma una scelta consapevole: con tutti che scrivono tutto, tra polemiche e pettegolezzi a non finire, di musica quasi non si parla.

Se ne stanno leggendo di tutti i colori. Diletta Leotta e la polemica della coscia, Maria De Filippi che oscura Carlo Conti (e visto il colorito del Carlo nazionale ce ne vuole), i super ospiti e Totti che cambia la scaletta sbeffeggiando la Lazio.

Interessa di più intervistare i cantanti che fanno colazione in albergo e beccare il gossip che capire se le loro canzoni sono degne e passeranno in radio.
Interessa di più alimentare le polemiche su questo o quel vestito (ma questo lo era dai tempi di Falchi-Koll, quando si viveva felicemente senza Instagram).
Interessa di più spernacchiare il giovane Alessio Bernabei perché sbaglia un congiuntivo, o di un Mika che dovunque vada scatta l’applauso ma col un retrogusto di “...ma forse non c’è troppo Mika in tv?”.
Insomma, interessa di più il backstage – e forse dovremmo farcene una ragione e non chiamarlo più il Festival della Canzone Italiana.

E la musica?

Bisognerebbe davvero ribattezzarlo questo Festival, perché di musica, ormai, si parla poco o niente.
Alla fine Sanremo è così: un contenitore di tutto, con un tema chiave (la musica, appunto) che ormai è passato in secondo piano, a favore del chiacchiericcio social.
E, in effetti,  in mezzo a tutto questo ciarlare, si parla poco o niente anche del papabile vincitore.
Qualcuno sussurra Michele Bravi, ex vincitore di X Factor caduto nel dimenticatoio e ritornato in pista con dolcezza, con una bella canzone (forse la più bella del Festival) e con un piglio da Calimero redento - perché in fondo l’operazione di riabilitazione di un personaggio dimenticato è anche questa. Qualcuno dice Giggi (con due g) D’Alessio, altri buttano nomi a caso, giusto per mischiare le carte.

Niente pagelle, stavolta

E noi? In mezzo a una rete intera di colleghi (e non) che spagellano a più non posso su qualsiasi aspetto, noi stavolta ci siamo defilati: per rispetto etico verso la sacralità della musica e verso l’Istituzione Sanremo Che Fu (piaccia o no, comunque ha una storia alle spalle). D’altronde lo avevamo già subodorato quando abbiamo presentato la rosa dei cantanti in gara, qualche mese fa:  quest’anno si sarebbe parlato poco di musica e, in quel poco, di voti sufficienti ce ne sarebbero ancor meno.

Ad maiora!