Il cantautore toscano torna con un nuovo brano, "Che giorno è", e un triplo album che racconta oltre 25 anni di carriera. Noi lo abbiamo incontrato, per parlare di Sanremo e di progetti futuri.
Sanremo 2015: dicono sia favorito per la vittoria finale. Che ne pensa?
Non mi preoccupo dei giudizi. Il giudizio a priori è fatto da giornalisti e addetti ai lavori, dunque da persone competenti. Ma basarsi su commenti, positivi o negativi, è superficiale. Comunque vincere Sanremo non conta nulla. Conta scrivere belle canzoni che diano forza ed emozioni alla gente.
Dunque niente più canzoni tristi o arrabbiate?
Non rinnego il mio passato. Sono stato il portavoce del malcontento giovanile degli anni Novanta. Nelle mie canzoni emergeva la rabbia dei ragazzi. E’ normale piangersi addosso quando si è giovani. Oggi sento il bisogno di reagire, di vivere da protagonista la mia vita. Basta lamentarsi.
Il brano che porterà in gara si intitola “Che giorno è”. Come è nato?
E’ un pezzo costruito in maniera pop, alla vecchia maniera, con due autori milanesi, Federica Camba e Daniele Coro. Mi sono innamorato di loro ascoltando “Stupida”, che hanno scritto per Alessandra Amoroso. Volevo ritrovare le stesse emozioni di quella canzone. “Che giorno è” mi ha permesso di dare sfogo a chi sono adesso. Sono il figlio del vecchio Masini. Credo che si possa crescere sicuri di sé e forti solo dopo aver passato un oceano in tempesta.
Di cosa parla la canzone sanremese?
Di paure e di fragilità che diventano forza e convinzione. Chi acquisisce questo, può aiutare chi sta cadendo nella malinconia di vivere.
Come ha trascorso questi anni senza album e concerti?
Avevo deciso di smettere e di non pubblicare più dischi. Ho rotto con la BMG e, per un po’, sono diventato indipendente. Quando sei piccolo è dura, ma diventi più forte e ti rimbocchi le maniche. Non mi ha mai interessato essere un trascinatore di folle. Mi sono fermato nel 2004 con “L’Uomo volante” (canzone che ha vinto il festival di Sanremo, ndr). La mia partecipazione a Sanremo 2009 è quasi passata inosservata. Avevo preso in contropiede gli italiani. L’ultima cosa che ho fatto per i fan è stata nel 2011. Poi più nulla. Dopo un po’, mi sono arrivate lettere da parte loro. Lo zoccolo duro mi è sempre stato vicino e mi ha chiesto più volte di tornare.
Come l'hanno convinta?
Un giorno ho trovato sui social una lettera scritta dai miei fan. Bellissima. Mi ha commosso. Ed è diventata una canzone (“Cosa rimane. A Marco”) che ho voluto inserire nel triplo album che sta per uscire, “Cronologia”.
Perché l’idea di una raccolta? Una sorta di bilancio?
Ho 50 anni, un’età che può rappresentare una svolta, ma al contempo che ti porta a fare un primo bilancio. In “Cronologia” ci sono tutte le canzoni del mio repertorio. Ci sono 25 anni di Marco Masini, con brani inediti e qualche sorpresa. La raccolta è un insieme di momenti che mi sono rimasti impressi. Ci sono i miei alti e bassi, i successi e le cadute.
Cosa si aspetta oggi dal pubblico?
Sono curioso di capire come verrà recepito il mio passato. Molti conoscono il mio repertorio da “Disperato” in poi. Dagli anni Novanta. In “Cronologia” ho voluto inserire anche canzoni passate inosservate, snobbate dalle radio e dal mercato discografico. Oggi voglio capire anche quanto sono cresciuto.
Piacerà anche alle nuove generazioni?
Credo che un sedicenne possa avvicinarsi al mondo di Masini. Sa perché? Perché oggi nessuno lo ha ancora sostituito. Forse l’unico che si avvicina è Tiziano Ferro. Mi piace molto. Anche Ligabue e Jovanotti scrivono bene.
Oggi è molto più sereno rispetto al passato.
Sono più ottimista e tranquillo. Le esperienze negative servono a crescere. A trovare un equilibrio. Non potrei mai vivere senza musica. E’ ciò che mi ha permesso di rialzare la testa tante volte nella vita. Mi sono preparato a lungo per questo Sanremo. A livello fisico, per essere presentabile, e mentale. Io ci credo.