"Astronave Max" è il nuovo disco di inediti di Max Pezzali. Quattordici brani, tra cui le hit "E' venerdì" e "Sopravviverai", per raccontare la realtà da una prospettiva diversa.
Ed ecco il tanto atteso “Astronave Max”, l'ultimo album di Max Pezzali. Un disco di quattordici nuove canzoni che arriva a quattro anni di distanza dall’ultimo progetto in studio e dopo il grande successo di MAX 20. Prodotto da Claudio Cecchetto e Pier Paolo Peroni, con Davide Ferrario, "Astronave Max" è un album vario e contemporaneamente omogeneo. Riconoscibile, ma con molte cose nuove, sia in termini di suoni che di contenuti. Racconta della realtà, della vita di tutti i giorni, dell’amore, della relazione padre-figlio, delle passioni di Max per le moto.
Max Pezzali sale verso lo spazio pur rimanendo con i piedi ben piantati per terra. Va alla ricerca di una nuova prospettiva, uno sguardo diverso, dall’alto, ma con gli occhi fissi sulla vita quotidiana. "Astronave Max" è un album pop di canzoni-canzoni, in cui le parole e i suoni sono radicati nella sua storia. Ma tutto prende una piega nuova, diversa, varia.
Tante le sonorità contenute del disco. Max passa dai Bon Jovi e dai Run D.M.C a Rihanna e Jay-Z (tutti citati in “Come Bonnie e Clyde”), dal raccontare la provincia e la periferia (come nella title-track), le passioni di una vita (la moto in “La seconda in basso”) all’ironizzare sulla vita di coppia, oggi (“Fallo tu”, in cui riemerge l’ironia degli 883) o all’esprimere le sensazioni dell’essere un padre che si rivede nel figlio (“Niente di grave”). L’immaginario classico di Pezzali si apre a nuovi scenari: “Qualunque realtà io vivo, ho quella lente per vederla e distorcerla un po’”, dice Max.
L’astronave del titolo (e dell’artwork, curato da Sergio Pappalettera) è il simbolo del Max del 2015: la voglia di andare nello spazio, di vedere le cose da un nuovo punto di vista. Ma, nella canzone, le luci dell’Astronave Madre sono quelle di un centro commerciale, quanto di più terreno e odierno ci sia: “In qualche modo è un’Italia in miniatura”, dice Max. Un’Italia che cresce nelle periferie, vicino a raccordi e tangenziali.