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Miguel Bose': 'Con Amo vi racconto chi sono'

Miguel Bose': 'Con Amo vi racconto chi sono'

Il nuovo album dell'artista italo-spagnolo è uscito lo scorso 27 gennaio ed è già primo in diversi Paesi, tra America Latina ed Europa. Noi lo abbiamo incontrato a Milano, per farci raccontare curiosità ed emozioni contenute in "Amo".

Il 27 gennaio è uscito "Amo", l’ultimo album di inediti di Miguel Bosé. Un’attesa che seppur intervallata dalle raccolte Papito e Papitwo dura dal 2010, anno di pubblicazione di Cardio. “Il processo creativo di Amo è durato due anni, due anni e mezzo. Ho cominciato a scrivere le prime cose all’epoca, raccogliendo materiale molto compatto e letterario. La fase di scrittura è quella che mi porta via più tempo e che più mi fa prendere le distanze da tutto. Poi arrivano i provini che, personalmente, ritengo il momento più intenso: da lì alcune cose rimangono uguali, altre cambiano. Però, da quando entro in studio per cantare, diventa tutto molto più rapido”.

“Amo” ha segnato un’inversione di tendenza nella produzione. A differenza di quanto ha fatto dal 2004 in poi, quando aveva preso la decisione di prodursi i dischi in autonomia, stavolta il poliedrico artista spagnolo ha deciso di affidarsi a tre produttori internazionali “Ho deciso di avvalorarmi della collaborazione di tre grandi produttori: Andrew Frampton, che ha già lavorato con Kylie Minogue, The Script e Natasha Bedingfield, Andrés Levin e Brubaker XL. Ho scelto apposta queste tre direzioni, per avere un sound più europeo e internazionale. L’unica cosa che ho fatto completamente da solo, perché in passato ho avuto sgradevolissime sorprese, è la masterizzazione”.

Amo è un lavoro introspettivo, nel quale Bosé non racconta storie che hanno gli altri come protagonisti, bensì parla del suo mondo e delle cose che ama “Amo parla della conoscenza. Già nella copertina si capisce quali sono le cose che mi affascinano: l’astronomia, la matematica, la biologia. E’ un viaggio immenso attraverso quello che è uno dei tratti del mio carattere: l’insaziabile curiosità. Da piccolo leggevo di tutto: bugiardini, mappamondi, pagine del dizionario.... C'era ben poco, quand’ero bambino, che potesse distrarmi. Erano gli anni del dittatore Franco, la tv era in bianco e nero, non avevamo accesso alle radio. Ricordo che mi mettevo sotto le coperte e leggevo fino a quando non mi si chiudevano gli occhi. Nel cuore avevo l’impazienza di sapere come si sarebbe sviluppata la storia che stavo leggendo. Ho voluto riflettere tutte le cose che amo sulla copertina e cantarle, voglio conservare la capacità di esplorare e avventurarmi. In fondo, è questo il punto di congiunzione tra il vero Miguel il cittadino noioso che tiene Bosè coi piedi per terra e il vero Bosè, creativo, molto infantile ma grazie al quale posso pagare i conti a fine mese”.

Un uomo dalle mille sfaccettature, con un percorso professionale da far invidia a chiunque. Ma qual è la conquista maggiore di Miguel Bosè? “La conquista più grossa è aver capito la mia vita. Ho capito il perché delle cose. Cosa volevano dire e a cosa mi sarebbe servito tutto ciò che ho vissuto. Ne sono veramente fiero. E poi, anche l’esperienza della paternità. Quando diventi padre, ti si apre un grandioso parco di emozioni e capisci cosa voglia dire essere veramente innamorato. Il sentimento che provi in una relazione è solo qualcosa che ci va vagamente vicino”.