E’ l’uomo dell’anno. Viveva circa sette millenni fa, oggi è diventato una star: è Ötzi, l’uomo venuto dai ghiacci e ritrovato nel ’91 mummificato sul nevaio del Similaun vicino a Bolzano. Di lui si occupano davvero in molti. Senza dimenticare che la scorsa stagione il teatro di Bolzano ne ha fatto una rappresentazione, dal brillante mondo del cinema americano gli si fa incontro Brad Pitt che si è fatto tatuare la sua sagoma sull’avambraccio sinistro; la più quotidiana televisione, invece, quella tedesca, ha semplicemente investito su Ötzi due milioni di euro.
Dal luglio scorso, infatti, una troupe di cameramen e di scienziati e medici ha seguito un gruppo di 13 persone, formato per la precisione da sette adulti e da sei bambini, che hanno provato a vivere nel modo più simile possibile di quel loro lontanissimo antenato del Neolitico, cioè della terza e ultima parte dell’età della Pietra, databile più o meno tra i 5500 e i 2500 anni fa. Con momenti tra l’esotica, avventurosa fiction e il reality per concorrenti «machos» tipo «L’isola dei famosi», è nato però un affascinante, a tratti inquietante, documentario — il più costoso nella storia del piccolo schermo inGermania — dal titolo «L’età della pietra. L’esperimento» che si vedrà sull’emittente pubblica Ard lunedì e martedì prossimo alle ore 21.45, la prima parte; quindi il 4 e 11 giugno sempre in prima serata. L’esperimento, ideato da Rolf Schlenker e Gerald Karwath e documentato da un ampio servizio su Stern, doveva rispondere a questa filosofico- pratica domanda: riusciremmo, noi uomini delle metropoli europee, a vivere o sopravvivere nelle stesse condizioni del nostro antenato Ötzi? Ecco dunque, tra le scene più forti sulle pagine della rivista, le due famiglie partecipanti, ognuna con tre figli, riunite sotto un unico tetto di foglie e paglia, in una capanna di trenta metri quadri (più o meno un monolocale del centro di Milano), quaranta centimetri di spazio a testa, costruita in parte da loro (unica concessione dell’organizzazione, un telo di cellophane per i diluvi, e l’acqua portata con la teleferica). Sorridono felici, sotto coperte di pelle di montone. Dietro di loro si vede sorgere il sole sulle montagne attorno al Bodensee, il lago ai confini tra Svizzera, Germania e Austria.
Altra immagine: la pesca, con preparazione di canne e lenze, e paziente attesa della preda da parte dei pargoli Till, Ronja (la più piccola, 4 anni) e Taliesin guidati da uno degli adulti, Ingo Schuster. Costui a sua volta, ammettendo che «la convivenza ristretta aveva momenti pesanti» è stato protagonista assieme a Henning Fenner di una camminata di trecento chilometri, tra il Bodensee e la periferia di Bolzano. «Volevamo percorrere il tragitto compiuto da Ötzi prima di morire», hanno spiegato. Già, perché Ötzi (il nome deriva dalle Alpi della zona) è anche il primo caso di omicidio di cui siano venuti a conoscenza gli antropologi e gli archeologi dello Steinzeit. Il suo corpo — altezza 1metro e sessanta, 45 anni - è stato trovato ben conservato, in pratica mummificato, ma con una larga ferita alla spalla sinistra (da notare che anche Brad Pitt si è fatto tatuare l’avambraccio sinistro) dovuta alla punta di una freccia scagliata con tale maestria da infilarglisi nella vena e dargli la morte in due minuti, come si è scoperto esaminando le tracce di sangue. «Ma la punta non c’è più, e Ötzi è stato sepolto con grande pietà. Forse non era solo, c’era una donna con lui, o un amico», argomentano gli anatomopatologi che da anni studiano la mummia del Similaun. Ipotesi, comunque. Come quelle che, secondo gli avventurosi componenti della spedizione nel Sudtirol, abbiamo finora letto sui libri degli storici. «Non possiamo affatto ricostruire oggi come facessero allora il fuoco—dicono —, o come pestassero il grano per fare il pane, o andassero a caccia. Su questo punto ad esempio non siamo riusciti neppure a provare ad imitarli: c’è pieno di riserve nei boschi». E i loro piccoli dopo un po’ si sono lamentati: «Vogliamo tornare a oggi». Tutti, comunque, stanno bene, anche secondo gli psicologi che li hanno visitati. Hanno avuto problemi intestinali, patito fame e sete, i denti si sono cariati, ma «siamo tonici e dormivamobenissimo, tanto che—accennano gli Junker-Matthes — pensiamo di fare così le prossime vacanze».