Giunge al Teatro Due di Parma (17-25 marzo) l’attesissimo allestimento dell’Antigone di Sofocle tradotta da Massimo Cacciari e diretta dal regista Walter Le Moli, che ha debuttato circa un mese fa a Torino, frutto di una coproduzione fra Teatro Stabile di Torino, Fondazione Teatro Due e Teatro di Roma.
E’ proprio la prospettiva di un approccio filosofico quella che fa da filo conduttore ad un allestimento che intende ritrovare l’afflato politico di una tragedia che è archetipo sociale, fondamento di una democrazia dialettica e discorsiva, in cui la partecipazione del cittadino alla vita della polis era fattivamente attiva.
In questa prospettiva, lo scontro ideologico e dialogico tra Antigone e Creonte ritrova la forza propulsiva originaria, tanto da suggerire spunti di riflessione di grande attualità, capaci di superare il dato eminentemente teatrale: non personaggi visti in prospettiva psicologica, ma vere e proprie funzioni tragiche mosse dal Coro, che assume qui una grande importanza, in quanto elemento che rappresenta ed incarna la Polis. Il Coro, visibilmente e materialmente superiore rispetto alle dinamiche di scontro dei protagonisti, è dunque il vero motore, quasi un simbolo di ciò che resta, ovvero la sopravvivenza della città allo scontro di due concrezioni emblematiche della hybris.
Come ha scritto, infatti, Ekkehart Krippendorff: «L’Antigone di Sofocle non è affatto un’univoca condanna dell’ostinazione del potere e della hybris del re Creonte. Antigone stessa va incontro alla rovina a causa della sua inflessibilità e della durezza dei principi che ispirano le sue azioni. Tutto ciò offriva materiale di riflessione, elementi di argomentazione per l’elaborazione di un proprio giudizio da parte del pubblico…». Uno scontro che procede hegelianamente, tra tesi e antitesi, che lascia agli spettatori il senso ultimo della sintesi. La Polis, dunque, prova se stessa e simbolicamente mette in corto circuito gli elementi di crisi, facendoli collassare, salvo poi reagire per garantire la propria sopravvivenza: da un lato facendo sparire Antigone nelle proprie viscere, fino all’oblio, dall’altro rimuovendo semplicemente Creonte dal ruolo di potere.
La lettura sembra suggerire dunque che il possibile nucleo di una tragedia come Antigone sia la dinamica inesorabile ed eterna della Città, che garantisce se stessa.
La messa in scena costituisce anche il primo passo di un nuovo progetto per la formazione di un nucleo stabile di attori, nella cui lettura Antigone diventa così lo spunto per una visione possibile di una democrazia, oggi continuamente messa in discussione, o imposta con forza.
Gli attori sono Paola De Crescenzo, Elia Schilton, Franca Penone, Giancarlo Ilari, Fausto Cabra, Marco Toloni, Nanni Tormen, Maria Grazia Solano, Valentina Bartolo, Francesco Rossini Enzo Curcurù, Lino Guanciale, Alberto Onofrietti.
Le musiche, di Alessandro Nidi, sono eseguite in scena da 4 musicisti. Le scene sono di Tiziano Santi e i costumi di Vera Marzot.
Info: 0521 230242
www.teatrodue.org
www.teatrostabiletorino.it
www.teatrodiroma.net
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