Il 7 novembre, presso la SalaBorsa di Bologna, è andato in scena un curioso spettacolo dal titolo "Chi ha intascato i valori delle coop?", sponsorizzato dalle cooperative. Sul sito www.chihaintascato.com si legge che il progetto è "un tentativo di ragionare serenamente sul tema dell'imprenditoria cooperativa, smantellando un retaggio fatto di luoghi comuni cari ad un fronte di dissenso che rimane tuttora privo di una precisa connotazione politica o culturale."
I promotori che hanno reso possibile l'iniziativa sono le coop stesse, nello specifico Legacoop, la lega delle cooperative che conta oltre 7 milioni e 600 mila soci, e Cns, il Consorzio nazionale servizi, operatore leader per la gestione della manutenzione di grandi complessi immobiliari, che associa oltre 230 cooperative di servizi.
A scongiurare il rischio che lo spettacolo si dimostri una celebrazione delle coop bastano i nomi dall'autore e della regista: Paolo Vergnani e Laura Curino (nella foto), due professionisti che da sempre si distinguono per la loro vena provocatoria e per il loro spirito cattivello. Il primo, Vergnani, già autore di pièce su argomenti controversi come il rapporto genitori-figli o il fisco, è colui che dieci anni fa portò in Italia il Teatro d'impresa, una forma di teatro alla quale anche questo ultimo suo spettacolo fa riferimento. Nato in Canada come sistema di formazione per le aziende, il Teatro d’Impresa offre ai partecipanti la possibilità di riflettere sul tema affrontato in una forma leggera, ma nello stesso tempo di grande impatto.
Laura Curino, intervistata da Emilianet, oltre a essere regista dello spettacolo è anche una delle maggiori esponenti del teatro di parola italiano (memorabile il suo spettacolo su Adriano Olivetti).
L'INTERVISTA di EMILIANET:
Cosa contribuisce allo smarrimento dei valori delle coop?
Il silenzio, il fatto che non se ne parli più o che non se ne discuta abbastanza. La superficialità, sia da parte dei media che da parte nostra. Aggiungerei anche una disattenzione generale al bene comune e il fatto di fare poca politica.
A quali cronache fa riferimento lo spettacolo?
Si fa riferimento alle prime cooperative, alle società di mutuo soccorso. Alla necessità quotidiana di persone che vedevano, nell'aggregazione, le uniche possibilità di sostentamento economico, di difesa dei propri diritti e di riscatto umano.
Lo spettacolo parte dalla storia dei probi pionieri di Rochdale, nella Gran Bretagna della metà dell’ottocento. Ventotto operai tessili che divengono precursori di quelle che saranno poi le cooperative in tutta Europa. Dall’Inghilterra si passa all’Italia, per raccontare esperienze a noi vicine. L'intento rimane pur sempre quello di ritornare ai valori. Perché nel nostro Paese c'è un po' il gusto dello scandalo e del complotto, con annesso il rischio che il classico bambino con l'acqua sporca venga buttuato via in tutta leggerezza.
Nel lavoro di Paolo Vergnani sta il porsi il problema di cosa sia una cooperativa e del perché la gente anziché litigare ad un certo punto decide di fare insieme. Poi, ovviamente si parla anche di conflitti e di difficoltà.
Aspetti che conosci bene, visto che anche tu hai fatto parte di una cooperativa…
Certo, il mio vissuto fa sì che io rabbrividisca quando sento parlare in maniera superficiale dell’argomento.
Le cooperative, allora, come recitava il famoso spot, possono ancora darci di più?
Sì, sotto molti aspetti. Ci sono moltissime cooperative per bene che si arrabbiano se le si confonde con altre cose che non centrano nulla con la cooperazione. Altra cosa, non vale un discorso del tipo “non si devono più fare società semplici perché quella società semplice è stata un fallimento”. E' stata questa inaccettabile confusione di termini a farmi raccogliere l'invito di Paolo Vergnani a occuparmi del suo bellissimo lavoro, il quale non è una conferenza, ma è qualcosa che sta a metà strada tra lo spettacolo, l'incontro e il parlarne. Se non altro per lanciare il classico sasso nello stagno.
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