L'iniziativa, destinata a restare negli annali per la vastità e l'impegno, intende restituire a Correggio il posto centrale che gli spetta nell'arte del Rinascimento, accanto a Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Tiziano. L'esposizione a Palazzo della Pilotta è articolata in diverse sezioni dedicate a presentare la formazione dell'artista, il suo percorso umano ed artistico, il rapporto con la cultura del suo tempo e con gli artisti contemporanei (Parmigianino in primis) al fine di restituire una visione articolata della sua personalità di uomo e di artista attraverso un'offerta amplissima delle sue opere che documentano lo stile e la progressiva formazione. Interessantissimo è il confronto fra i soggetti profani e quelli sacri, come anche il paragonare le realizzazioni con le sinopie ed i disegni preparatori. L'elenco dei prestiti è lunghissimo e le opere esposte mettono in rapporto la mostra col museo, dai Voltoni del Guazzatoio al teatro Farnese alla Galleria Nazionale.
La mostra continua in città, facendo pochi passi ma compiendo un percorso che non ha eguali. Nel monastero benedettino femminile di San Paolo si trova la Camera della Badessa, dipinta dal Correggio nel 1519 su incarico di Giovanna da Piacenza, un grande inno pagano all'energia vitale rappresentata da Diana sul cocchio. Fra i costoloni delle volte “a ombrello” la decorazione vegetale imita un pergolato alla cui base teste d'ariete-capitelli “ancor tiepidi di vita” sostengono ampi veli contenenti piatti, brocche, peltri allusivi della destinazione conviviale dell'ambiente, dove la badessa riceveva personaggi di rango. Sul fregio si impostano quattro lunette per lato con dipinte a monocromo sculture classiche rappresentanti personaggi mitologici. Il clima umanistico è confermato dai motti latini, alcuni dei quali sembrano indicare la polemica del convento nei confronti dell'autorità ecclesiastica per difendere la propria indipendenza.
Cronologicamente si prosegue con la chiesa di San Giovanni Evangelista, parte di un complesso benedettino di fondazione quattrocentesca. I ponteggi consentono la salita alla cupola con la Visione di San Giovanni a Patmos, realizzata da Correggio nel 1520 in soli 67 giorni di lavoro. Forte è l'espressionismo, come negli occhi di San Giovanni, originale il senso di apertura dovuto alla mancanza di strutture architettoniche, mentre sulla mensola sottostante poggiano le nuvole dove sono comodamente e serenamente adagiati (come su divani) gli apostoli. Ma, dopo la visione, scendendo a terra, il percorso si allarga alle cappelle dipinte dal giovane Parmigianino, agli affreschi di Michelangelo Anselmi e alle tele di Girolamo Bedoli.
Quindi si raggiunge la Cattedrale, tempio romanico che riassume la storia artistica della città, da Antelami a Gambara. Qui si sale, tramite i ponteggi, fino ai 25 metri della cupola con l'Assunzione della Vergine. Pian piano ci si avvicina ai pennacchi coi patroni della città, mentre la vista sull'interno della chiesa è vertiginosa. Poi lo sguardo spazia sui tetti dalle ampie finestre del tamburo. L'affresco è vicinissimo, l'emozione indicibile: gli apostoli sono nella parte balaustrata, radunati per assistere alla salita in cielo della Vergine, i panneggi gonfi per il passaggio di luce ed aria. Cristo discende tra le schiere degli angeli, mentre Maria viene assunta anima e corpo, quasi trascinata. Il cornicione, che rappresenta il sepolcro, è dipinto: da sotto sembrava vero. I dettagli sono curatissimi, l'ombra di un alluce, la fresca erbetta nelle crepe della balaustra, le frange delle sciarpette, a dimostrazione della passione di Correggio nel frescare, in quanto questi dettagli dal basso non si vedono. La cupola è ellittica su base ottagonale, ma il pittore fece coprire con gesso gli angoli in mondo da avere una superficie sferica, avvolgente, per creare quell'effetto di tùrbine che sembra renderla più vasta e più alta. Per l'occasione, entrambe le cupole sono state illuminate da Vittorio Storaro.
La mostra si completa con itinerari nel territorio tra i grandi cicli d'affresco nei castelli del parmense per conoscere il contesto storico e artistico rinascimentale in cui Correggio creò le sue opere più importanti: la Rocca Sanvitale a Fontanellato, la Rocca dei Rossi a San Secondo Parmense, la Rocca Meli Lupi a Soragna, il Castello di Torrechiara, la Rocca Sanvitale a Sala Braganza, il Castello di Montechiarugolo, fino a Busseto, la cui chiesa collegiata conserva opere significative della cultura figurativa del Cinquecento padano. A margine è programmato un convegno dal 28 al 30 novembre per approfondimenti su Correggio, sul periodo e sulla cultura di ambito padano-veneto da Mantegna a Garofalo a Bellini.
Il monumentale catalogo fa il punto sull'artista con contributi significativi e posizioni critiche non uniformate per analizzare tutte le sfaccettature possibili, anche dopo “Correggio e l'Antico”, da poco chiusa alla Galleria Borghese di Roma, curata da Anna Coliva con catalogo di Federico Motta Editore (leggi la recensione nel sito).
La mostra sostiene la Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica: una parte del ricavato dalla vendita dei biglietti d'ingresso finanzia un progetto di ricerca.
Parma, Galleria Nazionale (Palazzo della Pilotta), Camera di San Paolo, Cattedrale e Chiesa di San Giovanni Evangelista, fino al 25 gennaio 2005, aperta tutti i giorni dalle 9,30 alle 19,30 (Cattedrale dalle 9,30 alle 18,30, chiesa di San Giovanni Evangelista dalle 9,30 alle 18), ingresso cumulativo euro 15,00 (Galleria Nazionale e Camera di San Paolo euro 10,00, Cattedrale euro 5,00, chiesa di San Giovanni Evangelista euro 5,00), catalogo Skira, sito internet www.mostracorreggioparma.it
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