Da giovedì 17 a domenica 20 febbraio sarà all'Auditorium di Trento la Compagnia del Teatro Carcano con “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni. In scena, per la regia di Giuseppe Emiliani, Marina Bonfigli, Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Massimo Loreto. Nel pomeriggio di giovedì 17 incontro di approfondimento al Ridotto del Teatro Sociale.
Prosegue all'Auditorium di Trento, con un grande classico goldoniano, la Stagione di prosa 2010/2011 del Centro Servizi Culturali S. Chiara. In scena, da giovedì 17 a domenica 20 febbraio, “La bottega del caffè”, nell'allestimento della Compagnia del Teatro Carcano. Fondata da Giulio Bosetti nel 1997, la compagnia che ha sede nello storico teatro milanese di Corso di Porta Romana, è attualmente diretta da Marina Bonfigli che di Bosetti – scomparso nel 2009 – fu compagna sulle scene e nella vita.
E fu proprio Giulio Bosetti a dar vita, ventun anni fa all'Auditorium, al personaggio di Don Marzio in una storica edizione de “La bottega del caffè” firmata da Gianfranco De Bosio e inserita nella Stagione teatrale 1989/'90 di Trento. Ma gli appassionati della prosa ricordano anche l'interpretazione magistrale che dell'intrigante nobile napoletano diede, qualche anno prima al teatro Sociale, il grande Tino Buazzelli.
Nella prima stesura de “La bottega del caffè”, che Goldoni compose a Mantova nel 1750 e fu rappresentata con successo, la lingua parlata da alcuni personaggi era il veneziano e ancora perdurava la tradizionale presenza delle maschere della Commedia dell’arte, Brighella e Arlecchino. Nel dare il testo alla stampa, l'autore decise però di mutare il veneziano in italiano e di eliminare le maschere. Come chiarisce lo stesso Goldoni nelle Memorie, la sua intenzione non era di rappresentare una vicenda ben precisa, ma di dipingere una piazzetta di Venezia e la vita delle persone che gravitavano intorno a essa. La commedia, infatti, altro non è che uno scorcio di realtà portato in teatro.
Il proprietario della bottega è Ridolfo (Virgilio Zernitz), il personaggio che con buon senso tiene le fila degli avvenimenti; a lui si contrappone Don Marzio (Antonio Salines), gentiluomo napoletano, indiscreto e seminatore di zizzania. Protetti o vittime di questi due personaggi sono Eugenio (Umberto Terruso), facile preda del gioco e delle donne, e sua moglie Vittoria (Alice Redini), donna virtuosa e onesta; Flaminio (Francesco Migliaccio), che con le vincite al gioco mantiene la ballerina Lisaura (Valeria Perdonò) che lo crede scapolo e intenzionato a sposarla; Placida (Marina Bonfigli), moglie di Flaminio, vestita da povera pellegrina e alla ricerca del marito; Pandolfo (Massimo Loreto), uomo senza scrupoli, proprietario della bisca situata accanto alla bottega del caffè.
Siamo dunque a Venezia nel 1750, ma potremmo essere, al giorno d'oggi, nella piazza di una qualsiasi delle nostre città, sulla quale si affacciano una caffetteria, un salone di parrucchiere, una sala giochi. Scritta da Goldoni quasi tre secoli fa, “La bottega del caffè” può essere dunque definita ancor oggi una storia di “ordinaria quotidianità”.
Attraverso un occhialetto curioso e diabolico – ma potrebbe anche essere un moderno telefonino – il protagonista tutto spia e osserva dal tavolino del bar. Si dipana così un intreccio fatto di pettegolezzi, manie, stravaganze, imbrogli e finzioni. Don Marzio è il prototipo di quei frequentatori di caffè che sanno di questo e di quello, che raccolgono notizie dalla voce degli altri e dalle gazzette per farsene portavoce; senza la cura di controllarle e di verificarne la fondatezza, mescolando verità e invenzione.
Nella realtà trascolorante di questa divertente commedia, i limiti fra verità ed apparenza tendono a scomparire: Leandro non è che un finto conte; la pellegrina si scopre essere una moglie in cerca del marito nascosto sotto falso nome; Vittoria, per non essere riconosciuta, passeggia in maschera. Nella bisca di Pandolfo si gioca con le carte segnate e la casa della ballerina ha forse una porta sul retro ...
Ciò che caratterizza questo capolavoro goldoniano è l’estrema concretezza con cui sono fuse l’evocazione dello sfondo ambientale, il dipanarsi dell’intreccio e il disegno geniale del carattere di don Marzio, puntiglioso e insinuante, precursore dei moderni cronisti del gossip, nella cui mente si rincorrono ipotesi che le parole traducono frettolosamente in certezze. E così ogni notizia si tramuta in maldicenza.
L'allestimento del “Carcano”, affidato al regista Giuseppe Emiliani che mette in scena un eccellente cast di attori, è arricchito anche dalla bella scenografia di Giulio Fiorato ispirata ai bozzetti di Emanuele Luzzati e dalle musiche originali di Giancarlo Chiaramello.
Lo spettacolo debutterà all'Auditorium giovedì 17 febbraio 2011 con inizio alle 20,30 e sarà replicato, sempre in orario serale, venerdì 18 e sabato 19. Domenica 20 è prevista invece la rappresentazione pomeridiana con inizio alle ore 16,00.
Nella giornata di giovedì 17 febbraio è in programma anche l'incontro di approfondimento “Theatrum Philosophicum”, laboratorio critico curato, in collaborazione con il Centro Santa Chiara, dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento e rivolto, oltre che agli studenti, a tutte le persone interessate al teatro e alla comunicazione culturale. La tavola rotonda, sarà coordinata dal dott. Michele Flaim dell'Università di Trento. Appuntamento alle 16,30 nel Ridotto del Teatro Sociale.