Per la prima volta è possibile ammirare gli eccezionali risultati di scoperte recentissime (frutto del controllo preventivo sulle espansioni urbanistiche matelicesi) nelle necropoli monumentali orientalizzanti dei Piceni a Matelica, la cui consistenza emerge oggi nella sua ricchezza ed articolazione e nei suoi molteplici legami con mondi lontani. La particolare configurazione del territorio delle Marche per strette valli parallele ha contribuito a far sì che la civiltà picena, pur con una inconfondibile fisionomia, si presenti variamente articolata e declinata con differenziazioni locali rilevanti. Soprattutto la mancanza di un centro egemone, cioè di una “capitale” capace di sviluppare la coscienza di una cultura comune e un'organizzazione territoriale e politica sovracittadina, ha reso possibile il permanere di gruppi tribali che esprimevano una frammentazione culturale. Le comunità traevano benessere sfruttando le risorse agricole e pastorali del territorio e controllando le direttrici viarie tirreno-adriatiche: per questo le località dell'entroterra, come Matelica e San Severino, erano più importanti rispetto agli insediamenti costieri. L'ampia circolazione di prodotti e persone lungo i circuiti adriatici, indipendentemente dalla mediazione etrusca, ha creato un unicum in cui si rintracciano caratteri etruschi e falisco-capenati, ma dove prevalgono caratteri propri adriatici sia autoctoni che importati (dalla Puglia, dall'Oriente, dall'Africa) ma sempre filtrati e rielaborati dalla cultura locale.
L'esposizione presenta una prima sezione con materiale da diverse zone del territorio comunale matelicese che documenta la prima fase della civiltà e l'emergere delle aristocrazie. Poi una sezione che confronta le vicine necropoli di Fabriano e San Severino. Notevoli i reperti da Pitino di San Severino, che solo in parte documentano la ricchezza di quegli scavi, eseguiti precedentemente rispetto a Matelica. Mancano, tra tanti, i dischi-corazza con le scene di sodomia (che avevano stupito i tedeschi nella mostra sui Piceni a Francoforte nel 1999) e l'uovo di struzzo, ma è imperdibile il coperchio con scena figurata in cui due coppie di guerrieri danzano intorno ad un totem centrale.
Quindi due sezioni per due tombe, una maschile e una femminile, poiché la società picena era strutturata su un ruolo paritario uomo-donna, come il mondo etrusco. La tomba 1 di Passo Gabella è una sepoltura femminile che conteneva un numero di oggetti impressionante per quantità e qualità, connotanti il rango principesco della defunta ed il suo ruolo sociale. La caratteristica dei reperti è che sono tutti riconducibili alle attività di cucina e del mangiare, sia nel senso di banchetto-sacrificio sia nel senso della vita familiare quotidiana. In mezzo a vasi per usi vari, strumenti per taglio e cottura delle carni, grattugie e “pentolame”, spicca un unicum, una enorme olla con appesi intorno tanti vasetti ed appliques a forma di paperette. Bellissimo l'oinochoe polimaterico realizzato con un uovo di struzzo dipinto ed inciso, sormontato da un bocchello in avorio scolpito raffigurante una testa femminile con le braccia piegate a stringere le trecce.
La tomba Crocifisso 182 è la monumentale sepoltura di un giovane esponente del più alto rango dell'élite aristocratica e guerriera della comunità. È la tomba di un guerriero e capo militare, sepolto con lo scettro, le spade, la lancia, i suoi due cani levrieroidi (lo scheletro di uno è in vetrina nell'originale pane di terra), due carri (i piceni erano inumati con i carri, un po' come i vichinghi con le navi) e tutto il corredo. Eccezionali le spade: la forma della lama richiama il mondo greco, lo splendido rivestimento dell'impugnatura è in avorio e ambra e raffigura due kouroi.
Si esce dai sotterranei di Palazzo Ottoni, dopo avere dato un'occhiata agli scavi di epoca romana, commossi e stupiti: un popolo quasi leggendario riaffiora alla luce.
Matelica (MC), Palazzo Ottoni, fino al 31 ottobre 2008, aperta fino al 30 giugno i lunedì dalle 15 alle 19, da martedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20; dal 1° luglio aperta i lunedì dalle 16 alle 20, da martedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 22, ingresso euro 7,00, catalogo L'Erma di Bretschneider, infoline 0737.781811, sito internet www.poteresplendore.it
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