Teatro

RENOIR - la maturità tra classico e moderno

RENOIR - la maturità tra classico e moderno

La mostra ripercorre il secondo momento delle vicende artistiche di Renoir, dalla metà degli anni '70 dell'Ottocento al suo epilogo; documenta gli sviluppi della sua creatività partendo dalla crisi dell'entusiasmo per la pur straordinaria esperienza impressionista, del resto mai completamente smentita; verifica l'assimilazione dei valori della nostra tradizione, in particolare dopo il viaggio del 1881, che impresse alla sua arte una svolta problematica, vissuta con coraggio e difficile determinazione attraverso una intensa meditazione sul ruolo della pittura. Dopo un periodo più specificamente classicista Renoir ritorna a un'arte che lui stesso definì come “l'antica maniera dolce e leggera che non abbandonerò mai più”, destinata a connotare la sua maturità con una pittura capace di attrarre con la grazia e l'umanità espresse. Riemerge un rapporto più sciolto e diretto con i suoi temi, si riappropria di un tocco fluido e morbido che salda l'esperienza precedente a una più libera comprensione dell'eredità della tradizione. Ritorna l'amore per il Settecento francese, mentre si accentua l'interesse per i grandi coloristi del passato, principalmente Rubens e Tiziano. Il percorso presenta opere attraverso le quali si evidenzia il coesistere dei vari momenti culturali che hanno costituito l'esperienza dell'artista e che confluiscono in un originale “classicismo mediterraneo”. Scrisse Renoir in una lettera: “Il problema con l'Italia è che è troppo bella. Perchè preoccuparsi di dipingere quando si ricava un tale piacere semplicemente guardandosi intorno?” Nelle opere della prima sezione, “Il paesaggio”, il pittore dissolve il motivo nella luce e trasmette la sensazione precisa di aspetti della natura. Dopo “La natura morta”, si prosegue con una serie di ritratti in cui “L'infanzia” è evocata con tocchi delicati che rendono i lineamenti teneri e la pelle perfetta. Il culto per la forma perfetta, evidente delle opere de “Il nudo e la figura femminile”, testimonia l'amore per Ingres, il mondo classico italiano e l'arte di Raffaello. Nei “Ritratti maschili” l'artista coglie i tratti esteriori fissando il carattere e l'atteggiamento intimo dei personaggi, mentre nei “Ritratti di donne” le immagini accentuano in senso classico e monumentale la presenza plastica della figura e si avverte una ricerca di rigore architettonico che poi in seguito svilupperà, nonostante le difficoltà a dipingere della ultima parte della carriera, quando si dovrà far legare i pennelli alle dita per dipingere: ma di tutto ciò non c'è traccia nelle tele, sempre serene e pacificate. Mancano però quadri significativi e, soprattutto, non si capisce come mai, a una mostra organizzata in sezioni tematiche, corrisponda un catalogo in cui le opere esposte sono raffigurate in ordine cronologico. Suggerisco, usciti dalla mostra, di leggere (o rileggere) “La vita moderna” di Susan Vreeland (Neri Pozza), che racconta in modo puntuale e coinvolgente la genesi di “Il pranzo dei canottieri” (1880), uno dei capolavori di Renoir. Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 29 giugno 2008, aperta da lunedì a giovedì dalle 9,30 alle 19,30, venerdì e sabato dalle 9,30 alle 23,30, domenica dalle 9,30 alle 20,30, ingresso euro 10,00, catalogo Skira, infoline 06.6780664.