Lirica
AIDA

Verona, Arena, “Aida” di Gius…

Verona, Arena, “Aida” di Gius…
Verona, Arena, “Aida” di Giuseppe Verdi IL CLASSICO DEI CLASSICI Dire Arena è dire Aida. Quale opera la rappresenta meglio? Quale opera è stata più rappresentata in essa? Quale opera può dare più sfogo all’immaginazione di registi, scenografi, costumisti, coreografi e pubblico? Aida non conosce tramonto all’Arena, dopo essere stata la prima opera lirica eseguita dentro le scalinate scaligere nel 1913; dagli anni sessanta, poi, ininterrottamente viene rappresentata ogni anno con lo stesso successo di pubblico. Quest’anno, per la seconda volta consecutiva, è stato ripreso l'allestimento di Gianfranco De Bosio che ricostruisce l’Aida del 1913: un vero classico, il classico dei classici. Rivelando l’Arena come un luogo dove gli esperimenti non sono molto di casa e non s’incontrano con i gusti del pubblico, che vuole vedere quest’opera – qua – come l’ha sempre sognata, con i palmizi, le piramidi, le statue, i geroglifici, i cavalli, esattamente come immaginavano l’Egitto dei faraoni i nostri nonni. Qua sta il bello di quest’opera in un contesto come l’Arena, che riesce a trasportarci idealmente in quei lidi, grazie anche alle sue grandi dimensioni. L'Aida di quest’anno è quindi uno spettacolo all'antica: l'invenzione scenografica di Ettore Fagiuoli è ormai un caso di scuola nella storia delle rappresentazione operistiche, non solo all'aperto, con il suo gusto "art-déco" che oggi, corsi e ricorsi estetici, torna a esserci particolarmente gradito, e con la sua impostazione scenotecnica figurativa inevitabilmente un po' macchinosa, tanto che occorre abbastanza tempo per cambiare le varie scene e gli intervalli salgono a tre più le pause, portando il termine dell’opera ben oltre le 4 ore. Lo spettacolo è monumentale, una monumentalità più dello spazio, dell'anfiteatro, che quest’allestimento esalta come nessun altro. Di fisso ci sono i due obelischi con sfinge, a boccascena; il portale sul fondo, che del resto incornicia quello originale, le famose otto colonne dipinte a geroglifici e sgargianti, che sono diventate semoventi e si possono modulare con geometrie variabili e in luoghi diversi dell'ampia scena. Per il resto, gradinate nude, talvolta popolate di figuranti; quando serve grandi masse in movimento, che l'abile de Bosio sa giostrare con straordinaria fluidità, senza mai dare l'idea della folla indistinta. Tutto è così storicamente favolistico e maestoso che a nessuno dei presenti viene a dubitare che quello sia veramente l’Egitto, ma soprattutto che Verdi intendeva essere quello il suo Egitto. Musicalmente un’Aida di pregio, grazie alla direzione di Daniel Oren; una direzione ineccepibile, in cui è emersa la sua attenzione certosina ai tempi di Verdi e alle sfumature, una direzione caratterizzata dalla viscerale gestualità di Oren, segno sempre più che il maestro israeliano vive e sente vibrante dentro di sè la musica riuscendo a trasmettere poi all’orchestra quella sensazione. Nel ruolo della protagonista Hui He ha dimostrato oltre a una voce calda e potente (cantare all’Arena e farsi sentire bene non è da tutti), una bella vocalità, acuti puliti e nello stesso tempo dolci, un ottimo fraseggio; a questo va aggiunta la presenza scenica. Carlo Ventre in Radames ha dato una buona prova, voce non potentissima, ma bene usata, un Radames apprezzato e applaudito. Tichina Vaughn è stata un’Amneris maestosa e graffiante; Amonasro è stato interpretato da Silvano Carroli, che, pur dimostrando stile e professionalità, non ha convinto molto, soprattutto per la voce molto chiusa. Efficace prova del Ramfis di Orlin Anastassov, mentre non sempre ben timbrato il re di Carlo Striuli e piuttosto flebile il messaggero di Angelo Casertano. Discretamente concentrato il coro dell’Arena diretto da Marco Faelli, con risultati apprezzabili specie nella scena del trionfo. Come sempre applauditissime le danze, con la prima ballerina ospite Bojana Nenadovic Otrin. Arena non al tutto esaurita, con un pubblico più interessato a scattare foto e applaudire ogni cosa uscisse dalla scena. Visto a Verona, Arena, il 12 luglio 2009 Mirko Bertolini
Visto il
al Arena di Verona (VR)