Protagonista di questo spettacolo è Alessandro Preziosi. Il drammaturgo e scrittore Stefano Massini scava con lucidità nei meandri della pazzia per dare voce alla sofferenza e al dramma al tormento di chi è in bilico tra lucidità e follia.
Con ”Vincent Van Gogh - L’odore assordante del bianco" il drammaturgo e scrittore Stefano Massini – vincitore del Premio Tondelli 2005 – scava con lucidità nei meandri della pazzia per dare voce alla sofferenza e al dramma al tormento di chi è in bilico tra lucidità e follia.
Protagonista dello spettacolo è il noto pittore Vincent Van Gogh – interpretato da Alessandro Preziosi – dichiarato “socialmente placido” e degente presso l’ospedale psichiatrico di Saint-Paul de Manson nel 1889 in seguito all’incidente del taglio dell’orecchio.
Scrittura chiara e incisiva
La scena – curata da Marta Crisolini Malatesta – è ambientata in bunker obliquo di cemento che riflette il bianco assordante e si alterna alla penombra e al giallo caldo della luce. L’attenzione dello spettatore è sempre focalizzata sul tormento dell’artista, sin dai primi dialoghi con il fratello Theo (Massimo Nicolini) e in quelli successivi con il medico Peyron (Francesco Biscione), grazie a un’interpretazione rigorosa e a un testo chiaro e immediato che trasmette con sottile profondità il dramma della malattia mentale.
Ogni frase pronunciata in scena diventa un bisturi che taglia e penetra con lucidità nel disagio e s’imprime nella mente degli spettatori come poesia della vita e del dolore. Infatti, il regista Alessandro Maggi afferma che “La messinscena ha l’obiettivo di riuscire a rappresentare sul palcoscenico il labile confine tra verità e finzione, tra follia e sanità, tra realtà e sogno, ponendo interrogativi sulla genesi e il ruolo dell’arte e sulla dimensione della libertà individuale”.
Arte e follia tra il bianco e il silenzio
Il bianco assorda perché è il colore dell’assoluto, della totalità che raccoglie in sé tutte le altre cromie. Rarefatto, puro e luminoso si contrappone al giallo che appare in scena come il colore caldo della luce al tramonto, diverso dal giallo acido – caro a Van Gogh – con cui esprime la forza tragica del suo malessere. Nell’opera di Massini a trentasei anni il pittore olandese attraversa questa una profonda crisi con una lucidità analitica che dà fisicità all’ineffabile stato di insania mentale. Come quel filo che si spezzòquando imparò per la prima volta a leggere, così oltrepassata la soglia della follia non può più evitare di cadere in quel vuoto.
Il dialogo finale tra Van Gogh e il medico alza la tragicità della condizione del pittore, ma al contempo libera la sua vena creativa attraverso le parole; i suoi quadri ci appaiono all’improvviso dinamici e vitali, lì dove risiede il vero potere dell’arte a cui il teatro dà voce.