«L’errore di un momento», «Bohème opera mancata non farà giro»: si può riflettere anche sulle cantonate critiche del debutto (1896). La bohème girò e gira assai, ma è anche vero che non è un’opera come le altre e, guardando oltre l’abitudine affettuosa, può continuare a stupire. Tratta da un romanzo di Henri Murger (1851), vi Puccini riversa la sua esperienza diretta di studente e giovane artista ed è l’opera in cui tutti possiamo specchiarci. Quattro ragazzi condividono un appartamento, fatiche e astuzie per sbarcare il lunario, sogni, scherzi e ambizioni. Due di loro hanno delle storie d’amore, ma una delle due ragazze muore. Si potrebbe dire “tutto qui”, se non fosse che questo “tutto” è l’esperienza che ciascuno di noi fa vivendo e maturando: la morte di Mimì non ha nulla di eroico, è, semplicemente e dolorosamente, parte della vita. Le note di Puccini, i versi di Illica e Giacosa lo raccontano con la sensibilità di mille dettagli intessuti nelle voci, nei gesti, nell’orchestra.