Shakespeare, amatissimo, entra nella produzione verdiana nel 1847 con Macbeth per non uscirne più fino agli ultimi capolavori, Otello e Falstaff. Il Bardo, anche quando non è fonte diretta, è spesso fonte d’ispirazione e metro di paragone per Verdi, che sulla tragedia scozzese torna ben volentieri, con corpose revisioni, quando se ne presenta l’occasione, a Parigi nel 1865. L’inserimento del grande finale corale che non si concentra più, come nella prima versione, su un monologo del protagonista sconfitto, enfatizza il dramma universale del potere che inghiotte tutto e tutti in un ciclo continuo di ambizioni e cadute. I balletti accrescono l’importanza fondamentale delle streghe, voce sovrannaturale del destino e dell’inconscio. In questo, per l’amore non c’è spazio: l’unica voluttà ammessa è quella “del soglio”. Non c’è nemmeno la voluttà del suono, ché Verdi proclama la necessità di un canto non banalmente brutto, ma capace di esprimere il demoniaco, di essere espressione e teatro.
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Direttore d'orchestra:
Daniel Oren
Regia:
Jacopo Gassmann
Produzione:
Teatro Comunale di Bologna
Scenografo:
-
Autore:
Giuseppe Verdi
Durata:
180 minuti
Numera atti:
2
Anno di produzione:
2023
Direttore Daniel Oren
Regia Jacopo Gassmann
Nuova Produzione del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del coro Gea Garatti Ansini