Rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1792, Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa (Aversa 1749 – Venezia 1801) è fra le poche opere buffe ad entrare nel repertorio dei teatri europei, almeno sino alla prima parte del Novecento, affascinando artisti come Stendhal, Goethe e Nietzsche. Oggi raramente eseguita, è però considerata uno dei mirabili esempi della Scuola Napoletana settecentesca, di cui Cimarosa – insieme a Piccinni e Paisiello – è uno degli esponenti più noti.
La vicenda di Paolino e Carolina, giovani sposi segretamente uniti in matrimonio, e degli altri personaggi porterà a un vorticoso susseguirsi di intrecci tipici dell’opera buffa.
Nel Matrimonio segreto si ritrova un perfetto schema geometrico e musicale: sei personaggi distribuiti equamente fra tre voci maschili (due bassi e un tenore) e tre femminili (due soprani e un mezzosoprano).
Per questa produzione il Festival di Martina Franca ha deciso di puntare su un nuovo giovane direttore italiano di sicuro avvenire: dopo aver tenuto a battesimo (ed avviato a brillanti carriere) talenti direttoriali come Giacomo Sagripanti, Jader Bignamini e Sesto Quatrini, l’ultima scommessa di Martina Franca è sul venticinquenne milanese Michele Spotti, che dirigerà l’Orchestra della Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari.