Datato 1896, il testo è la definizione di un processo di teatralizzazione unica: un gioco scolastico che diventa spettacolo per marionette e poi occasione scenica per riflessioni sulla natura dell'arte teatrale.
Attraverso una costante reinterpretazione del Macbeth di Shakespeare, Alfred Jarry apre il Novecento alla "patafisica", la scienza delle soluzioni immaginarie. Quasi un errore imprevisto della letteratura teatrale. Una specie di sbaglio che si è cercato talvolta di relegare appena fuori dal teatro, regolamentare dentro una distanza che potesse essere rassicurante, una devianza riconosciuta come diversa e quindi sopportata dentro una differenza.
Il tempo, l'arte intorno all'arte e tutto ciò che è il teatro degli ultimi cent'anni, hanno invece reso possibile ricollocare Jarry tra Pirandello e Beckett, ammettendolo all'assolutezza che gli compete e quindi, come rispondendo ad un reclamo, farci i conti.
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