Teatro

Federica Luna Vincenti: "Il teatro ti resta addosso, è un bisogno viscerale"

Federica Luna Vincenti
Federica Luna Vincenti © Filippo Nativo

Un'artista poliedrica il cui percorso intreccia l’arte e l’imprenditoria.

Federica Luna Vincenti è un'artista poliedrica il cui percorso intreccia arte (tra teatro, musica e cinema) e imprenditoria, rendendola una delle figure più affascinanti del panorama culturale italiano contemporaneo. 

Federica è diplomata all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma, dove ha affinato le sue capacità artistiche in recitazione, canto lirico e pianoforte. Nel 2004 ha fondato la Goldenart Production, dando vita a progetti che spaziano dal teatro al cinema, fino alla musica. La sua carriera teatrale è costellata di successi, collaborando anche con grandi nomi, da Giorgio Albertazzi a Michele Placido

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Negli ultimi anni ha saputo reinventarsi, dedicandosi intensamente alla musica e tornando recentemente alla recitazione in ruoli di grande impatto. La incontriamo in occasione della sua nuova produzione, Sissi l'imperatrice, dove interpreta la Principessa Sissi con un testo scritto e diretto da Roberto Cavosi.
 

Quando è iniziata la tua carriera artistica?
Ho iniziato a diciannove anni, i primi spettacoli sono stati all'Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D'amico, dove mi sono formata. Mi viene in mente il primo spettacolo, I tre moschettieri, ero in scena con Scamarcio, pensa! Conservo bei ricordi di quel periodo, lavoravo tanto, andavo anche in tournée. Inoltre ho avuto la fortuna di collaborare ed essere diretta da Giorgio Albertazzi, Mariangela Melato, Roberto Andò e Moni Ovadia.

Cosa rappresenta per te il teatro?
E’ qualcosa che ti resta addosso, ne ho un bisogno viscerale. Sento il bisogno di trovare e far scorrere le parole in maniera diversa, riempirle quelle parole…

Teatro.it Federica Luna Vincenti Foto Filippo Nativo 01


Cosa ti ha spinto a fondare la casa di produzione Goldenart?
La Goldenart Production è nata vent'anni fa con l'intento di dare una mano ai colleghi di lavoro. C'erano molti progetti interessanti ma difficilmente loro trovavano qualcuno che li producesse, allora ho pensato di farlo io. Per il primo film andai in Rai a parlare con l’allora Direttore Giancarlo Leone, pregandolo di aiutare questo mio amico. Non partecipavo in nessun ruolo artistico al progetto, però ci credevo e così fu prodotto. 

L'essere produttore ti ha dato un'altra visione.
Questo lavoro mi ha dato l'opportunità di stare dietro le quinte, di amare gli attori e le attrici che produco, dà a tutti la possibilità di creare un percorso solido. Sono felice di aver fatto la produttrice, ho imparato tanto, ad esempio posso stare in scena come attrice e montare un'americana come un tecnico. Nel tempo mi sono circondata di donne meravigliose, un team in grado di occuparsi sia della parte artistica che produttiva. Sono donne di cultura, attrici, insieme siamo una squadra coesa, sempre in ascolto.

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Quale regista ha influito di più sulla tua formazione?
Ogni regista mi ha dato qualcosa, ho lavorato bene con tutti perché mi hanno guidata a far parte della storia. Ognuno di loro mi ha fatto entrare nel suo mondo: Roberto Cavosi ha scelto un percorso che mi fa sentire a mio agio ad esempio, ha riportato in luce diverse mie sfumature. Andò era molto metodico, Ovadia mi ha mostrato la strada emotiva. La Melato non mi ha diretto ma abbiamo condiviso il palco, mamma mia che cazziatoni pazzeschi! Però fatti con maestria, un grande regalo. Michele Placido negli anni mi ha diretta con molta attenzione e spinta a dare di più. Una bella scoperta è stata Massimo Ranieri, mi ha diretta in un Riccardo III. È un regista fantastico, mi ha tirato fuori la rabbia e il dolore verso la vita, lo sperma e sangue shakespeariano.

Parliamo di Sissi: cosa ti ha colpito di lei e perché la scelta di interpretarla?
La scelta ricade sull'attualità del personaggio, affonda le radici che oggi ad esempio emergono nel rapporto con il potere; penso che questo può far riflettere. Sissi si poneva una domanda: "Come posso usare io una situazione privilegiata per dare voce a chi non ce l'ha?" Era immersa in un contesto storico e politico che le creava molti disagi, da qui nasce questa ribellione che le fa portare avanti battaglie sociali importanti. Non è la figura che fino a oggi è stata rappresentata, è stata un personaggio di transizione, oggi avrebbe agito contro il sistema.

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Cosa accade in scena?
Lo spettacolo è un cabaret tragico con richiami a Shakespeare che mescola l’ironia alle voragini di dolore, quello per la morte dei suoi figli. Ma nei vari quadri emergono Il suo rapporto con la politica, il potere, la filosofia. Ad esempio pochi sanno che scriveva poesie che poi sono state donate agli editori e i proventi vanno alle famiglie dei perseguitati politici. Se ne occupa Amnesty International, che insieme a noi porta avanti questa iniziativa.

La tua Sissi quale rapporto vuole avere con il pubblico?
Quello di uscire fuori dal personaggio patinato al quale si è avvinghiati, la donna da fiaba. Vuole spingerlo verso l'essenza delle cose vere, alla semplicità e alla natura. E’ necessario ritornare all'istinto, uscendo da una dolorosa accettazione della vita. Cito una frase di Giordano Bruno a me molto cara: “Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto.”

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Il pensiero va ai conflitti internazionali…
Il dolore di Sissi è il grido per le madri al confine di Gaza, deve far riflettere sulla fortuna che abbiamo e su quale sia il nostro ruolo, capire qual è, cosa faccio io nel mio piccolo, nel mio spazio emotivo, per la famiglia ad esempio.

Attrice, produttrice, compositrice: cosa ti risuona meglio?
Andare in scena dopo aver curato ogni aspetto dello spettacolo. La felicità è arrivare tre ore prima a teatro, poter lavorare alle luci ad esempio e poi andare e fare il mio lavoro di artista. Questa è la perfezione!

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Con tutti questi impegni c'è spazio per la prima privata?
È complicato, ormai la vita privata e il teatro sono fusi in una cosa sola. Per fortuna, mio figlio che ha diciannove anni lavora con me, è un tecnico, quindi riesco a conciliare.

Promuovere la cultura: senti la responsabilità nel tuo lavoro?
Assolutamente sì! Quando leggo un testo mi chiedo, ed è doveroso farlo: "Di cosa abbiamo bisogno? Per quale motivo dovrei produrre questa cosa?" Perché non serve a nulla produrre per se stessi! Per questo motivo è importante continuare a diffondere il teatro in televisione; ci sono alcuni programmi fortunatamente ma è importante continuare a diffondere per non dimenticare!

Quale augurio faresti a te stessa?
Quello di poter avere una scelta e di rimanere in salute. Mi auguro di poter sentire che il corpo risponde a ogni singola intenzione per tanto tempo, mantenendo così la sua libertà.