
Sapore di mare, diretto da Carlo Vanzina e scritto insieme al fratello Enrico nel 1983, è ancora oggi un indimenticabile cult della commedia italiana: una celebrazione dei favolosi anni Sessanta attraverso una colonna sonora formata da grandi successi dell’epoca, che sono rimasti scolpiti nella memoria collettiva, contribuendo a creare un’immagine romantica e nostalgica di quella stagione.
L’adattamento teatrale, firmato da Enrico Vanzina e Fausto Brizzi e diretto da Maurizio Colombi, dichiaratamente (solo) ispirato al film, nasce con l’intento di far dimenticare al pubblico la pellicola. Il risultato è un’autentica “operazione nostalgia”, che prova a infiammare gli spettatori, ma mostra numerose ed evidenti lacune soprattutto sul piano drammaturgico e della messinscena.

Un jukebox musical all’italiana
Paolo Ruffini è il “collante” dello show, nel ruolo (totalmente ripensato) del fotografo Cecco: spetta a lui, infatti, il compito di raccontare le bravate e gli intrecci amorosi dei protagonisti, inseriti in un copione non sempre omogeneo.
A questo proposito, pur riconoscendo l’intensità emotiva del momento, viene spontaneo chiedersi perché un monologo sui cari e (ormai) “vecchi” usi e costumi degli anni Ottanta per introdurre un musical ambientato nell’estate del 1964 debba durare oltre 20 minuti. Il risultato è un primo tempo infinito, che prolunga inevitabilmente la durata totale dello spettacolo.

Appare evidente il tentativo di realizzare una sorta di Mamma Mia! “made in Italy”, che sarebbe potuto anche riuscire meglio se il team creativo avesse utilizzato diversamente il materiale già a disposizione dalla versione cinematografica: alcuni brani risultano inseriti in maniera forzata, un pretesto per accompagnare quel singolo momento.

Per fortuna c'è la musica (dal vivo)
A “salvare” lo spettacolo ci pensa la band sul palcoscenico, che esegue dal vivo tutte le canzoni interpretate dal cast. La drammaturgia, a dire il vero, presenta anche alcune sfumature interessanti rispetto al film: ad esempio, viene sviluppata la storia d’amore tra Gianni e Selvaggia (Luca Quarchioni e Anna Foria, interpretano con convinzione brani emozionanti e molto conosciuti come Perdono e In ginocchio da te), nella quale si inserisce la “matura” Adriana Balestra (Giulia Carra).
Un altro personaggio che viene sviluppato è quello di Giorgia, con la sua voglia di crescere in fretta; nei suoi panni, Carlotta Sibilla esegue alcune delle interpretazioni più toccanti e divertenti dello spettacolo (Cuore e Datemi un martello, di Rita Pavone). Fatima Trotta è l’altra protagonista nel ruolo di Marina Pinardi, la ragazza acqua e sapone, che si innamora di Luca Carraro (Edoardo Piacente): la sua intensa interpretazione di Mi sei scoppiato dentro al cuore, sorprende e la rende credibile ed emozionante anche nei brani successivi.

Marta Melchiorre, nei panni della disinibita Susan, è tra le interpreti più divertenti e convincenti, perché ha costruito un personaggio, ispirandosi a tratti e sfumature che richiamano Heather Parisi, Justine Mattera e la compianta Karina Huff, interprete dello stesso ruolo nel film.
Creatività ed esperienza (con qualche piccola delusione)
Costumi, trucco e parrucche sono affidati all’esperienza di Diego Dalla Palma, che ha creato appositamente un Atelier Creativo, composto da giovani professionisti, i quali hanno assegnato a ciascun personaggio uno specifico look e un proprio stile, con espliciti riferimenti agli anni Sessanta: in effetti è il tassello più riuscito dell’intero allestimento.

Soddisfacente almeno il tenero finale, che è stato mantenuto simile al film, con Luca e Marina che si guardano da lontano, sulle note della struggente Celeste nostalgia, di Riccardo Cocciante.
E, dopotutto, risultano appropriati perfino i saluti finali sulle note dei Righeira, con L’estate sta finendo.
Insomma, il riconoscibile tocco di Maurizio Colombi alla regia ha avuto questa volta un effetto riduttivo, trasformando un musical in uno spensierato e nostalgico karaoke estivo al coperto, trascurando forse alcuni aspetti (disegno fonico e realizzazione delle scenografie sono sembrati carenti), che avrebbero potuto rendere l’allestimento più spettacolare.