Arte fuori dal palco

L'Autoritratto

L'Autoritratto

Un testo “immagine”, un flash visivo ad effetto deformato come in un quadro di Francis Bacon. Non a caso l’associazione è alla pittura perché qui l’arte figurativa e il teatro si compenetrano. Protagonista è la luce, la luce fisica sul palcoscenico, la luce che ogni uomo porta nei propri occhi, la luce della visione mentale.
 

L’atto unico parla esso stesso esplicitamente di pittura, quella di un autoritratto che fa da oggetto-soggetto alla vicenda. Pittura fisica su tela con colori, ma anche pittura mentale come “idea” di un ritratto che prende forma, prima ancora che sul quadro, nella mente del pittore. L’immagine del ritratto è la stessa che il pittore ha di sé stesso e quindi è il tentativo di mettere sé stesso sul quadro, di oggettivare la propria esistenza, di soddisfare la propria volontà di auto-rappresentazione. E’ possibile riprodurre sé stessi? Ogni individuo ha una sua personale idea di sé ed un immagine del proprio volto; ma se chiude gli occhi fino a che punto è in grado di ricordarla, di ricostruirla, di ripercorrerla? Il rapporto strano, parziale, misero, malato, narcisista, contrastato ma anche profondo ed autentico dell’uomo con sé stesso e con la propria immagine viene indagato in questo curioso testo teatrale. Vi si possono trovare riferimenti alla psicanalisi, alla solitudine, alla difficoltà di comunicare il proprio essere, all’isolamento strutturale dell’individuo.
 

Nell’”autoritratto” di Roberto Morpurgo compare anche la problematizzazione estetica sull’arte pittorica in senso proprio, sul rapporto tra l’artista e la sua opera, sulla relazione tra la realtà e la sua rappresentazione artistica, tra l’oggetto e l’immagine dell’oggetto. Questa pièce teatrale è densa di spunti di riflessione, di domande e di risposte, vere e finte, in una ricerca di significati e di senso sull’essere. I due personaggi maschili protagonisti della vicenda si scontrano e si sfidano in un colloquio solo apparentemente cortese e formale ma in realtà crudele, sadico, masochista, esibizionista, inconsueto, incomprensibile, finanche psicologicamente violento.
 

Il lettore cambia spesso prospettiva comprendendo in modo altalenante le ragioni dell’uno e dell’altro ma sostanzialmente vivendo con disagio entrambe le posizioni. E ‘ un dialogo faticoso quello che ha origine qui, in questo spazio claustrofobico dove il lettore vorrebbe continuamente aprire le finestre e far entrare aria, luce, vita. Ma le finestre sono sbarrate, la luce è fioca, e dalle pagine del libro trasuda alito di chiuso mischiato all’qroma acre tipico dei colori ad olio.
 

Questo libro si respira lento, si ascolta in silenzio, si legge chiudendo gli occhi per far posto ad un’immagine oscura di un autoritratto che piano piano si compone nella mente del lettore. La storia si svolge in una dimensione onirica di un quasi dialogo tra muti, in una realtà buia attraversata da ciechi. Il colloquio tra i due uomini, di cui solo uno è cieco in senso medico-patologico, si dipana in una serie di riflessioni attraverso le quali il lettore comincia ad oscillare su quale sia il vero non vedente tra i due personaggi e se egli stesso in quanto lettore sia anch’egli cieco o meno.


Nell’ansia dell’esistenza contemporanea dove l’eccessivo rumore causa un irreale silenzio, dove il troppo pieno causa l’irrimediabile vuoto interiore, dove l’eccesso di informazioni causa una paurosa ignoranza, si ritrova in questo testo teatrale una rappresentazione cinica dell’inganno dell’ego e dell’angoscia dell’individuo nel mondo di oggi. I riferimenti teatrali sono evidenti: Beckett innanzi tutto per lo stile, ma anche Ionesco e Pinter per certi dialoghi surreali e cerebrali; la tematica inoltre non è estranea ai grandi temi pirandelliani per eccellenza dell’uno e nessuno, sul “come sono io per me” e “come sono per gli altri”, all’io e al suo doppio (temi naturalmente rivisitati alla luce del terzo millennio)


Illuminante la citazione di Picasso sul retrocopertina del volumetto: “La pittura è una professione da cieco…”
“L’autoritratto” non è solamente un testo ma si rivela una vera esperienza sensoriale per gli appassionati di scritture teatrali contemporanee.
 

Roberto Morpurgo
L’Autoritratto
Ediz. Falsopiano  Alessandria 2013
Pagg. 119 Euro 13,00