Arte fuori dal palco

Palermo, specchio del Contemporaneo: il Festival delle Letterature Migranti 2017

Palermo, specchio del Contemporaneo: il Festival delle Letterature Migranti 2017

Giunto alla terza edizione, il Festival, in programma a Palermo dal 4 all’8 ottobre, si distinguerà quest’anno per qualità e numeri da record. Un intenso calendario di incontri, performance, eventi, nel segno della mobilità, intellettuale oltre che geografica, tra letteratura, musica, arti visive, cinema e teatro.

Difficile immaginare una città più adatta di Palermo, emblema della felice coesistenza tra i popoli, con stratificazioni plurimillenarie, per dare accoglienza ad una manifestazione come il Festival delle Letterature Migranti, ormai punto d’incontro irrinunciabile del confronto interculturale. Ambiziosi gli obiettivi della presente edizione, organizzata e diretta dal giornalista e scrittore Davide Camarrone: cento conversazioni letterarie, intorno a cinquanta libri, con la partecipazione di centocinquanta ospiti, nei luoghi cittadini più significativi, saranno il punto di partenza per tentare di delineare - come recita il testo della presentazione - «una sorta di guida al Contemporaneo», «un cifrario» per comprendere le difficoltà del nostro tempo. E riscoprire, proprio nelle differenze o nell’apparente lontananza tra luoghi e persone, il valore aggiunto in grado di pacificare e creare intese.

La mobilità delle idee: parole e nuovi linguaggi

Sin dagli albori dell’umanità, riuscire a dare un nome alle cose è stato anche il primo passo per conoscerle a fondo. Nella convinzione che oggi, più che in passato, risulti arduo orientarsi con lucidità nella comprensione dei complessi fenomeni globali, il Festival prenderà avvio con la cornice Alfabeti: un sentito omaggio al valore liberatorio e democratico di ogni linguaggio espressivo, con particolare riguardo a quello linguistico-letterario, inteso come fondamentale strumento di coesione sociale e di avvicinamento tra i popoli. Dell’essenziale ruolo etico esplicato dall’arte della traduzione, si tratterà negli spazi di Lost (and found) in translation, con l’intervento di studiosi, giornalisti e scrittori da ogni parte del pianeta; l’importanza dei luoghi, percepiti anche come “spazi vissuti” o “emblemi della memoria” sarà invece al centro delle cornici Palermo a pezzi e Terre perse. Al centro di tutto, il concetto di "migrazione" come autentica categoria dello spirito, fattivo crossing- over di pensieri ed emozioni che trova nell’arte e nell’alternanza tra parola letta ed agita (numerosi gli interventi a cura del Teatro Biondo di Palermo) i suoi punti di forza.

Palermo, capitale del confronto interculturale

Oltre al ritorno della fortunata sezione Arti visive, quest'anno incentrata sull'opera di John Berger e sull'evento- installazione di Gili Lavy a Palazzo Steri, il Festival potrà vantare una nuova attesa sezione musicale. Ne sarà protagonista il pianista iraniano Ramin Bahrami, da decenni residente in Italia dopo una difficile separazione dal Paese d'origine. Noto nel mondo per la passione assoluta profusa nei confronti del repertorio bachiano- di cui egli è sommo interprete- Bahrami, nel corso di un articolato progetto musicale, cercherà di sondare le infinite consonanze del “suo” compositore dell’anima: lasciando emergere un ritratto inedito di Johann Sebastian Bach, “grande viaggiatore”, in affinità con ritmi, melodie, linguaggi di portata transnazionale; un compositore poliedrico, autore di una musica - sottolinea Barhami- «dove l’Oriente e l’Occidente si amano e si divertono insieme…dove il tedesco si innamora del ritmo siciliano, dove tutto è al servizio della perfezione e della bellezza».
Un po’ come Palermo, un insediamento urbano che di per sé rappresenta «un’interessante griglia interpretativa del nostro tempo»: in tale prospettiva - rileva il direttore Camarrone- «il Festival delle Letterature Migranti è una scelta strategica, che dice della città, del cammino percorso e del suo ruolo di pace e dialogo nel Mediterraneo, in un momento molto difficile».