Danza

Un "trittico" sperimentale alla Scala

Un "trittico" sperimentale alla Scala

Si respira aria di nuova sperimentazione al Teatro alla Scala di Milano. Nuovi giovani talenti della coreografia contemporaneapropongono un trittico di balletti che rimarranno in scena fino al 13 maggio.

Ravel e l'apoteosi del valzer viennese

Lo spettacolo inizia con “La valse” su musica di Ravel, capolavoro già rappresentato alla Scala -con la signora Rubinstein e la sua compagnia- il 14 marzo del 1929. Dopo varie travagliate repliche e mancati apprezzamenti da parte del pubblico e dello stesso Ravel, il quale ne aveva voluto fare una sorta di apoteosi del valzer viennese attraverso una musica dilatata ed effettivamente difficile da danzare, viene affrontato in questa stagione da tre giovani coreografi e danzatori tutti legati alla Scala e ad altre importanti istituzioni teatrali.

Stefania Ballone, Matteo Gavazzi  Marco Messina propongono al pubblico scaligero un'originale versione di questa coreografia che rispecchia gli echi della danza contemporanea. All’inizio compaiono, su uno schermo bianco, grandi ombre di ballerine che simulano con lente pose le movenze del valzer tradizionale: poi, all’improvviso, il sipario si alza e i ballerini si scatenano in movimenti geometrici e veloci attraversando lo spazio e arrampicandosi su una parete in pendenza, in una sorta di “free climbing” danzato. In alcuni momenti poi ballano senza alcun sottofondo musicale, in altri compiono gesti in dissonanza, come nell’impossibilità di danzare un vero valzer.

Una "Shèhèrazade" contemporanea

All’insegna della sperimentazione si presenta anche la nuova versione di “Shehèrazade” del coreografo Eugenio Scigliano il quale, pur tornando alle atmosfere dei “Balltes Russes” di Diaghilev, valorizza i quattro movimenti dell’omonimo poema sinfonico di Rimskij Korsakov attraverso una riscrittura contemporanea del balletto, affrontando i temi della violenza sulle donne, della non accettazione del diverso, dello straniero impersonato dalla figura dello schiavo. Abbandona del tutto le atmosfere esotiche, facendo indossare ai danzatori costumi atemporali nei quali dominano i colori del nero, del rosso e del "carne" creando un balletto in cui l’amore tra i due protagonisti si dipana in una danza corale.

Linee e perfezione con Balanchine

Perfezione e linee caratterizzano la ripresa di una delle creazioni più significative di George Balanchine, ovvero “Siymphony in C” di George Bizet, in cui i primi ballerini (che si alternano nelle varie serate) danno dimostrazione, assieme all'intero corpo di ballo, di assai elevate bravura e preparazione tecnica.