Teatro

DA COROT A PICASSO, DA FATTORI A DE NITTIS

DA COROT A PICASSO, DA FATTORI A DE NITTIS

La Fondazione celebra il centenario della costituzione della Cassa di Risparmio di Perugia con una esposizione che riunisce due tra le raccolte private più famose al mondo, la Phillips Collection di Washington e la Collezione Ricci Oddi di Piacenza, proponendo un inedito confronto tra due gusti collezionistici, quello dell’americano Duncan Phillips e quello del piacentino Giuseppe Ricci Oddi. Il doppio titolo della mostra richiama i due àmbiti principali che improntano le raccolte: internazionale la prima, nazionale la seconda. Due percorsi diversi, geograficamente e culturalmente, come le diverse vicende collezionistiche, più o meno coeve, dei due uomini. Infatti Phillips (1886-1966) vive in una nazione in cui l’arte “locale” è ancora troppo giovane ed immatura per poter immaginare di raccogliere una grande collezione ricorrendo solo ad essa. Così guarda all’Europa, alla Francia soprattutto, ed affianca quei maestri ai primi maestri americani. Invece Ricci Oddi (1868-1937) sente che l’arte italiana è, a torto, sottovalutata rispetto alla francese; sente soprattutto un vuoto da colmare: la modernità artistica italiana. Per questo mette insieme la più bella collezione del periodo compreso fra il secondo Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, peraltro ancora integra (una raccolta che non supera la soglia ideale delle Avanguardie, definite “nichilismo in arte, bolscevismo stupido e ignorante”). Nelle sale affrescate del piano nobile di Palazzo Baldeschi sono esposte quattro opere a documentare i quattro artisti celebrati in questi anni dalla Fondazione: Cerrini, Perugino, Pintoricchio e Matteo da Gualdo, coi quattro dipinti acquistati dalla Fondazione come anamnesi delle esposizioni. Il secondo piano ospita la Phillips Collection, nella penombra ovattata di pareti e pavimenti blu scarsamente illuminati. Il terzo piano ospita la Collezione Ricci Oddi, nella luminosità del giallo delle pareti e del cotto dei pavimenti. Le selezioni sono state pensate dai curatori dei due musei e sono accompagnate da chiari ed esaurienti apparati curati da Gabriele Dadati. La mostra, che sulla carta sembrerebbe didascalica, una delle tante “da maestro a maestro”, si rivela invece interessante perché le opere esposte sono tutte capolavori e per la forza del dialogo e del confronto. A legare le due collezioni il malinconico ritratto di Modigliani, unico italiano presente nella Galleria di Dupont Circle, forse per questo scelto come emblema della mostra. Phillips cercava un’atmosfera intima, una “casa per i quadri”: il suo progetto di un museo sull’arte moderna e sulle sue fonti è del 1918; la raccolta cresce fino alla sua morte, appoggiato dalla moglie Marjorie. La prima sezione, “Il realismo romantico” ospita Corot, Delacroix, Daumier, Courbet, Manet. “Poi Impressionismo e dintorni”: Sisley, Monet, Renoir, Rodin, Van Gogh, Cézanne, Maillol, Rousseau, Bonnard. Quindi l’”Irruzione della modernità”: Redon, Kandinsky, Picasso, Braque, Gris, Rouault, Modigliani, Dufy, Utrillo, Kokoschka. Sorprendente è la Ricci Oddi: all’ingresso un busto del nobile collezionista di Ricchetti (1937). Il percorso comincia con “Oltre il realismo”: Fontanesi e l’ariosa veduta del lago di Ginevra, i cavalieri di Fattori, un bronzo di Gemito, Zandomeneghi (istantanea con brevi, luminosissime pennellate di “Piazza d’Anversa a Parigi”), De Nittis (intimo e mondano il suo “Intorno al paralume” con l’interno di un salotto in un momento di complice conversazione). “Divisionismo e dintorni” ospita Previati con le pennellate lunghe e filamentose (Sgarbi ha efficacemente definito “debosciate” queste “Fumatrici d’oppio” a confronto con Morbelli), Novellini immaginifico e simbolista, Sartorio (sua una delle opere più celebri della Ricci Oddi, questa “Sirena – Abisso verde” che da sola vale il prezzo del biglietto: è la seconda versione dell'opera oggi alla GAM di Torino: qui sono scomparsi teschi ed ossa ma è più evidente il gorgo attorno al corpo della seducente ammaliatrice pronto ad inghiottire l'incauto giovane), il ritratto della madre di Boccioni, il divisionista Pellizza da Volpedo, il malinconico Morbelli (la cui struggente poesia rimanda a Pascoli). Quindi “Bell’Epoque”: Grosso (la donna nuda allo specchio sembra un’odalisca sulla scia dei molti orientalisti italiani), l’impressionista Mancini, Rizzi (il Renoir italiano, che in questo “La vasca da bagno” sfoggia un meraviglioso impasto ma ha meno franchezza del francese), Cavaglieri e le sue stoffe fiorate, Bocchi con il rigore e i colori aspri, Tito (il Tiepolo del secondo Ottocento italiano). A chiusura “Aspetti del Novecento”: Campigli ritrattista, Carrà paesaggista, Casorati (pre-quattrocentesco: la grande maternità è frontale, iconica, dai contorni marcati), il poetico De Pisis (e quel Bonnard che gli somiglia tanto). “Una delle maggiori difficoltà da superare, nel collezionare, è quella di sapere frenare la ognor crescente brama di nuovi e maggiori acquisti” (Giuseppe Ricci Oddi, 1918). All'uscita non resta che mettersi in viaggio per Piacenza per visitare la Galleria Ricci Oddi. Perugia, Palazzo Baldeschi, aperta fino al 18 gennaio 2009, tutti i giorni dalle 10 alle 18, ingresso euro 8,00, catalogo Silvana Editoriale, infoline 199.199111, sito internet www.fondazionecrpg.it