
Nel quadro dei festeggiamenti per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, la Compagnia di Gianfelice Facchetti, che firma la regia con Pietro De Pascalis, presenta dal 15 al 27 febbraio in prima nazionale al Teatro Leonardo Da Vinci di Milano uno spettacolo ironico, intenso e sicuramente da non perdere nel panorama della scena locale.
A questo proposito è da segnalare la collaborazione della compagnia con la Casa Circondariale di Monza che ha curato l’elaborazione di alcuni lavori realizzati dai detenuti ed esposti in teatro durante la rappresentazione. Non a caso il regista dello spettacolo, collabora da anni con questa struttura. Figlio del calciatore dell’Inter Giacinto Facchetti dopo la laurea in scienze dell’educazione, si è formato presso la scuola di teatro “Quelli di Grock”, storica compagnia milanese tra cui fondatori si annovera Maurizio Nichetti e la cui sede è appunto il San Leonardo. Facchetti ha frequentato la scuola per tre anni e ha debuttato nello spettacolo Moby, mentre dal 2000, dopo aver collabora con diverse realtà teatrali e educative quali per esempio la Casa Circondariale di Monza e l'Istituto dei ciechi di Milano (dove ha mandato in scena il Teatro al buio), ha fondato insieme all’attore Pietro De Pascalis la Compagnia teatrale Facchetti/De Pascalis, di cui è regista, autore e attore.
Per raccontare la storia della nostra nazione gli autori immaginano l’Italia come una donna che sta per compiere la veneranda età di centocinquant’anni. Italia appunto è una donna senza età, festeggiata dai suoi figli e figliastri che per l’occasione tornano a farle visita dopo tanto tempo; arrivati da lei però, la trovano acciaccata e stanca. La festa comunque si farà attorno a una tavola su cui piove dall’alto mangiando e bevendo, cantando e sparlando, come solitamente si usa fare in occasione di un compleanno.
L’incontro tra gli invitati e il festeggiato diventa dunque il pretesto per compiere un viaggio nella storia del nostro Paese per definirne l’identità, un racconto sottile in cui i ricordi sembrano prima vacillare e ritrarsi ma restituiscono poi, tra luci e ombre, un’immagine viva.
Col trascorrere dei minuti i ricordi di Italia affiorano, per perdersi quasi subito in una miriade di amnesie: il G-8, il caso Moro, piazza Fontana, la guerra civile, il duce, Caporetto... ogni memoria finisce con un, “non ricordo!”. Unica eccezione è il primo amore, Giuseppe Garibaldi, un giovane idealizzato forse, ma unico frammento di memoria capace di accendere una luce negli occhi spenti di Italia: l’eroe del Risorgimento come unica persona degna di essere ricordata.
“I figli e figliastri hanno portato a Italia un regalo – spiega Facchetti - le fredde ceneri di Peppino, recuperate chissà dove e impacchettate per l’occasione come un prezioso presente: io regalo, tu regali, egli regala... un presente “indicativo” di un’identità, quella italiana, che ruota sempre e solo attorno al reciproco scambio di favori, merci e poteri, affinché niente cambi. Il tempo a disposizione di Italia, infatti, è un eterno presente perché il passato è luogo di scontro e divisione, il futuro una sterile discussione se vivere sia diritto o dovere. Mentre sul tavolo di Italia inizia a diluviare – prosegue il regista - in questa incapacità di guardare lontano, i figli e figliastri, i parenti tutti, si impantanano, mandando in frantumi la festa tanto attesa. Restano le pozzanghere, acqua non evaporata, vita non consumata, fango residuo di briciole, cenere e pezzi di torta su cui una candelina resta accesa. A futura memoria.
Dal 15 al 27 febbraio 2011 al Teatro Leonardo da Vinci ore 20.45
con Antonio Brugnano, Pierpaolo Candela, Pietro De Pascalis, Fortunata Mastrangelo, Manola Vignato e con la Banda dei Mille (Ottavo Richter e Mauro Sansone)scene e costumi Vittoria Papaleo in collaborazione con i detenuti della Casa Circondariale Sanquirico di Monza - disegno luci Monica Gorla - regia Gianfelice Facchetti