Lirica
ROMéO ET JULIETTE

La moda e gli innamorati

La moda e gli innamorati

Secondo titolo della stagione lirica 2011/12 e per la prima volta al teatro Comunale di Modena, il Roméo et Juliette è un coproduzione tra i teatri di Bolzano, Piacenza e – appunto – Modena, nell'allestimento della Opera Company of Philadelphia per la regia di Manfred Schweigkofler e scene di Nora Veneri.
Roméo et Juliette, è un’opera in cinque atti su libretto in francese di Jules Barbier e Michel Carré, tratto da Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Dopo una genesi molto travagliata, Gounod scrisse la partitura nel 1865, tuttavia la prima si ebbe solo due anni dopo, al Théâtre-Lyrique Impérial du Châtelet di Parigi il 27 aprile 1867, con alcune aggiunte. Il successo fu immediato ed è tuttora una delle opere più rappresentate di Gounod, grazie anche alla musica di facile lettura e orecchiabilità e alla famosa aria di Giulietta nel primo atto Je veux vivre.

Il regista altoatesino Schweigkofler, direttore generale della Accademia Neue Musik di Bolzano e del festival di danza contemporanea Bolzano Danza, risente dello spirito registico tedesco e concepisce le sue produzioni con l’idea di svecchiare l’opera dalle incrostazioni secolari per darle un nuovo significato nell’epoca contemporanea, tipico delle regie d’oltralpe. Anche in questo Roméo et Juliette rilegge il testo shakespeariano, ambientando la vicenda tragica degli amanti veronesi al giorno d’oggi, non più nella romantica Verona ma nel mondo arrogante e spietato dell’alta moda. Spiega così Schweigkofler: Il mio allestimento di Roméo et Juliette narra del fallimento di una piccola, sincera e intima relazione all’interno di una grande società pubblica gonfiata. È una lotta di due persone vulnerabili contro un macchinario strapotente. È il dramma di un amore fragile in mezzo a una società brutale. Roméo et Juliette si svolge nel glamour dell’Alta Moda. I Capulet e Montague sono due marchi di moda affermati, ma concorrenti nella conquista del mercato e Juliette non solo è una figlia viziata, ma anche la prima testimonial della casa. Dobbiamo rendere i personaggi riconoscibili e plausibili per gli spettatori moderni, affrancandoli intellettualmente dal tradizionale ‘ritmo di valzer’. E questo è possibile solamente se torniamo a Shakespeare.

All'aggiornata lettura della vicenda sono stati apportati opportuni adattamenti. Il ballo in maschera diventa una sfilata di moda della griffe dei Capuleti che cattura l'interesse dei media. Romeo e i suoi amici prendono parte all'evento per spiare i loro concorrenti vestiti con maschere che ricordano non molto vagamente Karl Lagerfeld. Gertrude è una confidente di Giulietta e la celebre aria Je veux vivre diventa una confessione sincera in cui rifiuta il mondo di glitter e glamour per poter vivere la propria vita. Le lotte intestine dei Capuleti e Montecchi si sono risolte in pestaggi tra bande rivali (un po’ troppo ripreso da West Side Story); un paparazzo fotografa i cadaveri in scena, il che lascia un po’ perplessi, come il Frère Laurent trasformato in un prete un po’ troppo di frontiera.

Molte le idee originali anche in campo scenografico, che intende supportare l'idea registica di collocare l'opera nel mondo della haute couture e dell'high society, caratterizzato da glamour ma anche da contrasti e contraddizioni, utilizzando particolari elementi, simboli combinati in altrettante singolari associazioni. Viene rappresentato un mondo di apparenze da cui non c'è scampo, contrassegnato come è da sete di potere, auto-rappresentazione e prostituzione mediale, situato in una sfera di rivalità incondizionate e lotte senza scrupoli per la supremazia. Alcuni punti del dramma forse sarebbe stato meglio focalizzarli con il libretto, in quanto risulta evidente diverse volte il contrasto tra il cantato e l’azione scenica dei personaggi.
L'idea di ridurre il dramma ad un conflitto di apparenze è stata certo una scelta coraggiosa e discutibile, vincente ma troppo lontana dal nostro modo di percepire la vicenda, fin troppo conosciuta, dei due amanti veronesi. L'essenzialità ha portato chiarezza nella lettura, creatività e grande originalità, ma forse ci ha portato lontano dall'archetipo musicale di Gounod, che è esattamente l'opposto. Nonostante questo, la regia di Schweigkofler rivela un’idea raffinata e intrigante, che dopo un primo momento di perplessità avvince e non delude. Anche le scene della Veneri sono essenziali ma affascinanti.
I costumi di Richard St. Claire, ripresi da Massimo Carlotto, immergono lo spettatore nel mondo delle passerelle della scena modaiola contemporanea, senza particolare emozione o originalità. Suggestive le luci di Claudio Schmid.

Un cast giovane ma ben preparato ha dimostrato grinta e passione. Maria Rosaria Lopalco nel non facile ruolo di Juliette è risultata molto gradevole; nell’aria Je veux vivre si è mostrata adeguata al personaggio con un’esecuzione molto regolare che maggiore esperienza l’avrebbe resa perfetta; un po’deludente nella lunga scena del veleno del quarto atto, ma complessivamente è piaciuta ed ha saputo dare il meglio di sé. Ivan Momirov, tenore bulgaro, in Romeo, ha dimostrato capacità non comuni nell’estensione vocale e nella pienezza del timbro; i suoi acuti sono risultati non sempre limpidi; ha dimostrato fragilità nei pianissimi e nella dizione e, soprattutto, in diversi attacchi; una voce purtroppo inadatta al ruolo. Il basso-baritono catalano Stefano Palatchi è stato un buon Frère Laurent con un ottimo timbro vocale, una voce calda ed efficace. Massimiliano Gagliardo è un Mercutio efficacissimo sotto il profilo della recitazione, è riuscito ad entrare in pieno nel ruolo che il regista aveva dato al personaggio; buona la voce con un bel timbro. Annalisa Stroppa nel ruolo en travesti di Stèphano è impetuosamente valida, dotata di bel timbro e buona linea di canto.
Enrico Turco nel Comte Capulet, ha dimostrato una buona ed elegante esecuzione, così come Alessandro Nuccio nel Comte Pâris. Gianluca Bocchino è stato un valido Tybalt, con un po’ di incertezze iniziali, ma poi perfettamente riscattate. Gabriella Sborgi è stata una convincente Gertrude. Bravo Graziano Dallavalle in Grégorio, una bella voce calda e corposa, come il Duc de Vérone di Ziyan Atfeh. Completava il cast Stefano Consolini in Bentivolio.

L’orchestra regionale dell’Emilia Romagna, diretta dal maestro Yves Abel, ha dato una buona prova di sé. Il maestro Abel è riuscito in una lettura musicale equilibrata e leggera ma nello stesso tempo intensa, sapendo dare giusto risalto alla parte drammatica dell’opera, mai sovrapponendosi alle voci. Più che discreto il coro del teatro Municipale di Piacenza, diretto dal maestro Corrado Casati.

Il teatro Comunale era pieno in una gelida domenica di novembre; nonostante il pubblico modenese sia, operisticamente parlando, tradizionalista, ha molto apprezzato la scelta registica ed ha applaudito sia l’allestimento che i cantanti, salvo qualche eccezione.
In occasione del Romeo et Juliette, il teatro modenese ha pubblicato il secondo volume (il primo era il Macbeth lo scorso anno) della collana Lirica a strisce. L’opera a fumetti, una riuscita trasposizione in fumetto delle opere liriche prodotte e messe in scena a Modena. È un ottimo progetto editoriale nato dalla volontà di utilizzare tutti i linguaggi della comunicazione contemporanea contribuendo ad avvicinare al melodramma nuove fasce di pubblico, specialmente bambini e ragazzi.

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