Una drammaturgia originale, bilingue, fatta non solo di parole ma anche di azioni fisiche, suoni, canti, immagini che mettono insieme più voci, quelle voci che ancora adesso si uniscono al grido “Todos somos Ayotzinapa!” Un grido che continua ad animare le piazze di città del Messico e di molte altre città nel mondo, che rimarrà nei graffiti metropolitani e che si è diffuso attraverso il web come hashtag, invadendo la rete.
Un esempio di come i mezzi di comunicazione di massa e il processo di globalizzazione possa servire anche a mantenere viva l’attenzione su alcune vicende, sensibilizzando l’opinione pubblica e facendo rimbalzare l’informazione a livello internazionale, per chiedere chiarezza e giustizia.
Una performance forte, un atto di protesta che si unisce alle azioni dal basso, che attraverso i social network, sono diventate globali oltrepassando censure e barriere.
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