Quando viene raccontato dalla penna graffiante e ironica di uno scrittore come Achille Campanile, anche un lutto si può trasformare in una commedia di esilarante comicità
Una delle più divertenti e geniali commedie del Novecento italiano, espressione a tutto tondo del teatro dell’assurdo che fa di Campanile, con Ionesco, il caposcuola del genere.
Alla morte del “povero Piero” i familiari cercano di rispettarne le ultime volontà: dare la notizia ad esequie avvenute. Ma non è facile nascondere l’accaduto e il salotto di casa diventa sempre più affollato di parenti ed amici che arrivano per unirsi al dolore della vedova. E così mentre il defunto viene sballottato, trafugato, nascosto negli armadi, iniziano i rituali, i gesti convenzionali e le piccole ipocrisie legati ad ogni morte: le frasi di cordoglio, le trattative con l’impresario delle pompe funebri, gli addobbi floreali, i necrologi, i messaggi degli amici.
Più della semplice ma geniale trama, contano gli episodi collaterali, i raccontini, le digressioni: una travolgente sequela di vicende surreali che, in un crescendo di equivoci e sorprese, vede alternarsi il riso e il pianto dei protagonisti fino al colpo di scena finale.
Scritto come romanzo nel 1959 e successivamente tradotto in forma scenica dallo stesso autore - che però non ha mai dato una forma definitiva alla commedia, lasciando anche innumerevoli varianti - Il povero Piero è un graffiante ritratto della società moderna, un'acuta osservazione dei vizi e delle piccole ipocrisie quotidiane in un carosello di personaggi ridicoli e spassosi, patetici e nevrotici, colti in un momento di alta ritualità.
Lo spettacolo del Teatro Biondo, che ripropone il testo integrale con tutti i personaggi, può considerarsi un vero e proprio evento: infatti la commedia di Campanile, che richiede una numerosa compagnia di attori di prim’ordine, è stata messa in scena integralmente in una sola occasione, nel marzo del 1961 al Teatro S. Erasmo di Milano con la Compagnia del «Teatro delle Novità» diretta da Maner Lualdi.
Scrittore di narrativa e di teatro, giornalista e critico televisivo, Achille Campanile nasce a Roma nel 1899. Con le sue opere ha percorso quasi tutto il Novecento, cogliendo con sguardo ironico il cambiamento e il rinnovamento della nostra società. Dopo gli esordi, negli anni Venti, in pieno fascismo, come giornalista, inizia a scrivere le prime commedie nelle quali prevale il gusto per i giochi di parole e l’atmosfera surreale. Autore di romanzi (vince due volte il Premio Viareggio, nel 1933 con Cantilena all'angolo della strada e quarant’anni dopo con Manuale di conversazione) e racconti, trascorre la vita tra Roma e Milano fino a trasferire, negli ultimi anni, la sua residenza a Lariano nei pressi di Velletri dove muore nel 1977.
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Regia:
Pietro Carriglio
Autore:
Achille Campanile