Oedipus Rex è una delle partiture più radicali del periodo neoclassico di Stravinsky. La scelta di un mito tra i più celebri dell'antica Grecia corrispondeva al desiderio di basarsi su una vicenda universale nota a tutti, tale da non aver bisogno di essere esposta seguendo i nessi di un'azione drammatica. Il latino, utilizzato nelle parti cantate, rappresentava l’uso di una lingua “non morta, ma pietrificata” come disse il compositore, mentre il testo recitato doveva essere tradotto di volta in volta nella lingua familiare al pubblico. Le arie, i duetti, i cori che formano il tessuto musicale dell’opera attingono al Barocco, con particolare riferimento all'oratorio haendeliano, fino al melodramma francese e italiano dell'Ottocento. L’utilizzo meccanico di forme chiuse consacrate dalla tradizione, la staticità e l’astrazione metafisica dell’opera fanno pensare all’estetica cubista. Poetica, questa, che trovava d’altra parte in Jean Cocteau, autore del testo, un naturale interlocutore.
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