David Gieselmann, dopo aver recitato e svolto compiti di regista in un gruppo indipendente, ha studiato scrittura scenica alla Hochschule der Kunste di Berlino. Nel 1998 tre suoi lavori sono stati rappresentati da teatri indipendenti berlinesi. In questi ultimi anni i suoi testi sono stati rappresentati nei maggiori teatri tedeschi.
Signor Kolpert, il suo titolo più noto, è stato candidato al premio degli Heidelberger Stuckmarktes, e presentato con successo al Royal Court di Londra.
"La scelta di questo testo – scrive il regista in una nota - completa un ciclo dedicato agli autori tedeschi di ultima leva. Dal '92 ad oggi, grazie alla preziosa collaborazione del Goethe Institut di Napoli, ho avuto la possibilità di mettere in scena autori fra loro diversissimi, esponenti di una generazione di drammaturghi che hanno saputo raccontare, al meglio, la perdita di valori e la conseguente crisi ideologica di una società allo sbando".
Signor Kolpert è una commedia nera, crudele, che indaga, fin nei più cupi risvolti, le tecniche di sopraffazione che trasformano un apparente e tranquillo menage borghese in un vero e proprio inferno. Il protagonista, quando si apre il sipario, è già morto, ucciso da una coppia di intellettuali, Sarah e Ralf, per sfuggire alla loro insanabile noia.
Il suo nome diventa il tormentone dell’intero dipanarsi della vicenda, con effetti spesso esilaranti. Il linguaggio, preciso, micidiale, ricostruisce un lessico intriso d’ipocrisia e bon ton, destinato a deflagare sotto la pressione degli eventi, che s’intrecciano in un gioco assurdo, fatto di realtà e finzione.
Nel testo di Gieselmann ci sono innumerevoli rimandi e citazioni al mondo della celluloide, da Hitchcock a Pulp Fiction, arricchito da momenti comici, giochi di parole e situazioni che ne cambiano, bruscamente, il segno.
I dialoghi, apparentemente realistici, si sgretolano presto nell’assurdo. In questa "saga" diegli equivoci, in cui tutti confondono, tragicomicamente, realtà e finzione, i personaggi non riescono neanche a ordinare una pizza.
Tema centrale della pièce è la competizione: tutti sono sempre intenti a celebrare le loro qualità e a diminuire quelle altrui, in un continuo ping-pong di acidità e cattiverie.
Le scene ed i costumi sono a cura di Annamaria Morelli, il disegno luci di Fortunato Calvino, le musiche di Alberto Spisso.
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