Prosa
SIGNOR KOLPERT

Rappresentato per la prima vo…

Rappresentato per la prima vo…
Rappresentato per la prima volta nel 2000 a Londra, questo lavoro di Gieselmann ha la forma di una commedia ritmica impregnata di umor nero. Il disegno del testo riproduce quello di "Chi ha paura di Virginia Woolf?" di Albee: una coppia borghese annoiata e alienata riceve a cena un’altra coppia borghese, intollerabile specchio di sé, sostituendo progressivamente i codici delle regole formali di contatto con quelli di una violenza innaturalmente repressa. Se nel testo di Albee il perno della reticenza era il figlio della coppia più anziana, che alla fine si scopre esser morto, in questo caso è la grigia e sordida figura di un collega delle due donne – il signor Kolpert appunto – che i padroni di casa raccontano d’aver ammazzato in un accesso di noia. Intorno a questo germe, ora scherzoso, ora credibile, si sviluppa il controcanto delle reciproche intolleranze rispetto allo stucchevole rituale delle cortesie. Il testo scenico funziona abbastanza bene, se si eccettua l’explicit inutilmente moraleggiante. La messa in scena di Calvino è pulita e rigorosa, anche se forse si sarebbe potuto accentuare con maggior audacia il carattere grottesco del lavoro. Buona prova degli attori su un testo dai sincronismi non proprio facili: l’impassibile Marco Matarazzo, la frenetica Rosalba Di Girolamo, la contegnosa Claudia Abbate, il giovane Pietro Tammaro, e l’ottimo Giancarlo Casentino, elettrico e lunatico senza pause. Teatro Nuovo - Napoli, 15 febbraio 2006
Visto il
al Nuovo di Napoli (NA)