Il Teatro Biondo di Palermo è sorto nell’ottobre 1903, in un momento di particolare splendore per la città, soggetta a una formidabile espansione urbana. Meta privilegiata di principi e regnanti, Palermo trasforma in maniera determinante il suo volto, rinnovata da una borghesia imprenditoriale illuminata (capeggiata dalla famiglia Florio) e da una classe di intellettuali tra cui spicca l’architetto Ernesto Basile, fra i principali esponenti del movimento liberty in Europa. Accanto ai nomi di maggiore rilievo cresce, inoltre, una fiorente scuola di artisti e artigiani di grande gusto e professionalità.
Il Biondo nasce in un contesto generosissimo di teatri: alla fine dell’800 Palermo vantava il Santa Cecilia, il Bellini e il Garibaldi, oltre ad innumerevoli sedi teatrali minori in luoghi privati. Il Politeama nacque come spazio spettacolare polivalente (dal circo alla lirica), di carattere più festosamente popolare; il Massimo nacque per volontà della classe aristocratica desiderosa di un tempio esclusivo per l’opera lirica, segno di monumentale magnificenza, sulla scia delle grandi capitali europee. È a questo punto che, all’esigenza di un teatro né popolare né fastoso, ma più moderna sede di una ricca media borghesia, dove sperimentare nuove forme di comunicazione teatrale, rispondono i fratelli Biondo (Andrea, Eugenio e Luigi), facoltosi imprenditori, proprietari di un avviato stabilimento tipografico.