Lirica
ANDREA CHéNIER

Andrea Chénier, bruciano la passione e la rivoluzione

Andrea Chénier, bruciano la passione e la rivoluzione

In questo Andrea Chénier di Umberto Giordano andato in scena al Carlo Felice di Genova ci sono piaciute moltissimo le scene di Nicolàs Boni. Tre quadri su quattro sono dominati da una lunga linea inclinata, dall’alto in basso: chiarissimo riferimento non solo alla brutta piega che prenderà la vicenda dei due amanti durante la Rivoluzione francese, ma anche della inevitabilità che questo avvenga. Il destino segnato dall’inizio. 

In questo allestimento non ci sono contaminazioni di stili: mobili, sfondi, costumi sono quelli dell’epoca e della temperie emotiva del momento. All’inizio c’è un 700 di maniera, stereotipato. Compreso lo sfondo: un gigantesco dipinto di vegetazione in stile Rococò. Però la scena dei lacchè che preparano la festa è racchiusa in una gigantesca cornice monca: gliene manca un pezzo, è sbilenca, un piano inclinato verso l’abisso. Poi anche l’immagine dipinta si rivela animata, le fronde si muovono con il vento, passano degli uccelli in volo: è il mondo raffigurato come immutabile, che invece cambia.

Teatro.it Andrea Chenier Opera Carlo Felice 24 25 05

Un piano inclinato verso la tragica fine

Dopo la cornice sono inclinate anche la balaustra sopra il mondo nato dalla Rivoluzione, e soprattutto l’enorme cancellata della buia prigione in cui languono Maddalena e Andrea. E, ovviamente, anche la lama della ghigliottina è inclinata. Più si avvicina l’epilogo, più la scena diventa buia: con le luci di Daniele Naldi a dipingere il luminoso l’ottimismo rivoluzionario che si trasforma nel suo lato oscuro.

Ottima la regia di Pier Francesco Maestrini nel mettere insieme voci e musica di una partitura potente, con i movimenti scenici dei cantanti e il cambio dei quadri. Il maestro Donato Renzetti gestisce alla perfezione l’orchestra nell’esecuzione di una partitura che risente potentemente delle suggestioni - non solo musicali ma anche politiche - di fine 800.

Teatro.it Andrea Chenier Opera Carlo Felice 24 25 04

Melomani e pubblico in disaccordo

Forse anche per questo i melomani più accesi considerano l’Andrea Chénier come un’opera poco raffinata, per non dire modesta: anche se gradevole. Di diverso avviso, normalmente, il grosso del pubblico: che ha accolto con grande entusiasmo la performance. Basti citare il lunghissimo applauso (tre minuti, forse quattro) dopo l’aria “Tutte le genti amano l’amore” del baritono di nazionalità mongola Amartuvshin Enkhbat nel ruolo di Carlo Gérard, che ha conquistato i genovesi mantenendo credibile l’eroismo del personaggio.

Che per lui si mettesse bene era già apparso chiaro all’inizio, nell’assolo “All’azzurro sofà”, e poi in “Nemico della Patria” e “Colpito qui m’avete”. Ottima l’intesa nei passaggi con Maddalena di Coigny, interpretata da Maria Josè Siri. Notevoli i duetti “Ecco l’altare” e “Vicino a te s’acqueta”, oltre all’assolo “Eravate possente, e io invece minacciata” e il racconto “La mamma morta”.

Teatro.it Andrea Chenier Opera Carlo Felice 24 25 02

Maddalena sostituita al volo

Eppure il soprano covava già l’indisposizione che l’ha costretta a dare forfait nella replica del 9 febbraio, lasciando il posto a Valentina Boi. Notare che non era previsto un secondo cast per questo ruolo: ma Boi non ha fatto rimpiangere Siri (emozionante il suo “La mamma morta”) come anche il secondo cast Stefano Meo nel ruolo di Gérard. 

Meo ha comunque voluto dare alla parte una coloritura più cupa rispetto a Enkhbat. Fabio Sartori, nel ruolo del protagonista, è ben conosciuto a Genova. Applausi al suo “Un dì all’azzurro spazio”, sicuro negli acuti. Come anche in “Colpito qui m’avete” e “Sì, fui soldato”.

Teatro.it Andrea Chenier Opera Carlo Felice 24 25 06


Il ruolo è complesso, pieno di asperità. Serve una voce potente, capace di acuti decisi e anche di adattarsi alla psicologia del personaggio, grazie alla modulazione del canto. Sartori c’è riuscito in pieno, come già aveva fatto a Genova in Pagliacci. Il fisico possente, come nei tenori di una volta, di certo lo aiuta a restare ben saldo al comando, dagli acuti ai bassi più profondi concessi dal ruolo.

Tra i ruoli meno importanti, bene Cristina Melis (la mulatta Bersi); Siranush Khachatryan (la madre di Maddalena); Nicolò Ceriani (Roucher). La solita garanzia sono stati l’imponente coro diretto da Claudio Marino Moretti e i danzatori di ETS. Alla fine emozione per tutti, dentro e fuori il palcoscenico, alla sorte dei due infelici amanti.

 

Visto il 06-02-2025
al Carlo Felice di Genova (GE)