Davide Enia torna in scena con un autoritratto al contempo intimo e collettivo con cui affrontare Cosa Nostra attraverso un processo di autoanalisi. Facendo ricorso al vocabolario teatrale della sua Palermo – il corpo, il canto, il dialetto, il pupo, la recitazione, il cunto – Enia porta in scena una tragedia, ma anche una orazione civile, un confronto con lo Stato, una serie di domande a Dio in persona.
E lo fa prendendo in esame un caso particolare, un vero e proprio spartiacque nella coscienza collettiva: il rapimento e l’omicidio di Giuseppe di Matteo, il bambino figlio di un collaboratore di giustizia, rapito, tenuto per 778 giorni in prigionia in condizioni spaventose e infine ucciso per strangolamento per poi venire sciolto nell’acido. Una storia disumana che si configura come l’apparizione del male, il sacro nella sua declinazione di tenebra.
Con Autoritratto Enia scava a fondo in una realtà in cui la mafia rappresenta uno specchio della vita familiare, dei processi decisionali e operativi, del modo di osservare il mondo e intendere le relazioni, del rapporto con la religione. Una «nevrosi collettiva» da affrontare, sviscerare e con cui finalmente fare i conti.
Autoritratto
di e con Davide Enia
musiche Giulio Barocchieri
luci Paolo Casati
suono Francesco Vitaliti
coproduzione CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia,
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri, Spoleto Festival dei Due Mondi
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