Lirica
OTELLO

"Otello" di Verdi, angoscioso e rinserrato fra pareti corrose dalla salsedine

"Otello" di Verdi, angoscioso e rinserrato fra pareti corrose dalla salsedine
© Nicola Boschetti

Prigioniero d'un tormento di gelosia

Nato in quel di Piacenza, transitato da poco a Novara, giunge ora al Teatro Sociale di Rovigo l'Otello di Verdi nell'essenziale, ma drammaturgicamente densa mise en scène di Italo Nunziata. Una rilettura che centra il bersaglio, individuando il suo punto focale non tanto nel perverso disegno di Jago - infida causa della tragedia - quanto nella corrodente gelosia che annienta il protagonista. 

Stato d'animo in qualche modo rappresentato dalle sovrastanti pareti metalliche, a loro volta corrose da ruggine e salsedine, che muovendosi rinserrano una scena praticamente sgombra salvo qualche mobile dorato, con grandi video proiezioni sullo sfondo. Predisporre tutto ciò, compito di Domenico Franchi; ma senza giocare a “chi copia chi”, tale design appare pressoché identico a quello del Trovatore piacentino di due anni fa. 

Un ruolo importante rivestono le gelide luci impostate da Fiammetta Baldisseri, mentre Artemio Cabassi veste coro e personaggi con abiti tardo ottocenteschi, trasponendoci così la storia al tempo in cui Verdi e Boito attinsero a Shakespeare. Un'idea che fa un suo effetto, ma non certo nuova.

Teatroit Otello Regia Italo Nunziata Rovigo 2025 02
Roberto Aronica e Iwona Sobotka

Buon direttore, forte protagonista

Come a Novara, l'Orchestra Filarmonica Italiana trova la sua guida in Christopher Franklin. Una guida elastica e sicura, accurata, diligente. Senza troppi fronzoli, magari, che punta dritta allo scopo e nondimeno parecchio abile nel fondamentale rapporto con i cantanti, chiamati da Verdi ad imprese non sempre umane. Sopra tutto Otello – figura da sempre contesa fra tenori drammatico/baritonali e tenori più schiettamente lirici – impegna assai, al limite del sovrumano.

Non è un problema per Roberto Aronica, che fra le due visioni si pone a mezzo: la colonna di fiato inesauribile ed altisonante, con un suono ben proiettato in avanti, tutto di metallo lucente, è la sua forza; anche se l'impronta timbrica, in sé, non pare tra le più allettanti. Fatti i conti, un Moro che funziona alla grande in scena, dominandola dall'inizio alla fine. Il pubblico presente ne è conquistato, e giustamente lo acclama. Ancor meglio se nella sua performance trovassimo minor sfogo e stentorea declamazione, e di contro maggiore resa di piccole sfumature nel suo Otello dal profilo un po' tetragono.

Teatroit Otello Regia Italo Nunziata Rovigo 2025 01
Roberto Aronica e Angelo Veccia

Una fragile sposa, un infido consigliere

Il soprano polacco Iwona Sobotka atterra in Italia come un UFO alieno. Assolutamente sconosciuta nei nostri teatri, in patria si è già fatta apprezzare da tempo; e diciamo subito che sarebbe d'uopo non farsela sfuggire per il prossimo futuro. Qui, in un'amalgama timbrica morbida e seducente, la sua Desdemona offre purezza e densità di suono in ogni registro. Filati serici, seducenti mezze voci, fraseggi di rara eleganza, adeguata introspezione del personaggio affidato: altre doti preziose. E' un'interprete verdiana (e non solo) di sicuro pregio, perfettamente matura, tanto che Muti – direttore esigentissimo, si sa - l'ha arruolata per un prossimo Simone Boccanegra giapponese. Calorose ovazioni anche per lei.

Il perfido Jago, a leggere le indicazioni della partitura verdiana, dovrebbe cantare piano quasi tutta la sua parte, in un sussurrare insinuante. Non tutti ci riescono, Angelo Veccia sì. Sulfureo e furente nel Credo, però serbando la giusta misura, per il resto non vocifera ma 'canta' così come sta scritto, con aristocratica disinvoltura, facendo perno su d'una voce generosa di suono, dalla cavata rotonda e dalla linea sempre sorvegliata, attento a render spicco e concretezza a quelle frasi malignamente melliflue, da cantarsi un po' a fior di labbro. Cose che ne abbozzano la figura, e che rendono l'alfiere del Moro, a ben vedere, il vero protagonista.

Teatroit Otello Regia Italo Nunziata Rovigo 2025 04

Il capitano, l'ambasciatore e gli altri

Spazio ora alle parti di contorno, a loro modo tutte importanti. Piace il Cassio di Oronzo D’Urso, svolto in piena scioltezza; valevoli in scena il Montano di Lorenzo Liberali, il Roderigo di Andrea Galli, l’Emilia di Nikolina Janevska

Funzionano bene pure il Lodovico di Viktor Shevchenko e l’Araldo di Eugenio Maria Degiacomi. Nulla da eccepire sull'impeccabile Coro del Teatro Municipale di Piacenza, affiancato dal Coro Voci bianche di Piacenza. Uno seguito da Corrado Casati, l'altro da Giorgio Ubaldi.

 

Visto il 16-02-2025
al Sociale di Rovigo (RO)