Lirica
RIGOLETTO

Col Rigoletto di Verdi, Damiano Michieletto spiazza di nuovo il pubblico

Rigoletto
Rigoletto © Roberto Moro

Nato ad Amsterdam, portato a Venezia nel 2021, il Rigoletto di Verdi riletto da Damiano Micheletto in un'ottica del tutto originale, torna alla Fenice con una lunga serie di recite e due cast differenti. 

Dividendo ancora una volta il pubblico fra chi ne apprezza la carica innovativa, foriera di fortissime emozioni, e chi si trova spiazzato dall'assunto di base. Perché nella concitata regia di Michieletto - ripresa per l'occasione da Eleonora Gravagnola – troviamo il buffone verdiano recluso in un ospedale psichiatrico, dove con deviata mente ripercorre in flash-back la sua tragica storia, evocandone in lugubri visioni i disparati personaggi.

Teatro.it Rigoletto Fenice Venezia 01

Un padre sbagliato, oppresso dal senso di colpa

Un'idea più volte adottata – anche Silvia Poli, nella sua Carmen reggiana di qualche anno fa, immaginava un Don Josè che imprigionato per omicidio rivive la sua parabola esistenziale – che nondimeno, se ben congegnata e svolta con cura maniacale come qui, appare drammaturgicamente intensa e persuasiva. 

Se un tempo Rigoletto teneva ossessivamente segregata la figlia per difenderla dal mondo esterno, privandola però della libertà - ben ce lo mostrano le impressionanti videoproiezioni di Roland Horvath - rendendola così emotivamente fragile ed insicura, ora simile sorte tocca a lui, ora rinchiuso in una camera di manicomio, in preda al delirio, tormentato dal rimorso di averne causato la morte. 

Ma quanto vediamo in scena vive pure di tante altre acute annotazioni: ad esempio Monterone – altro padre martoriato – quale palese 'doppio' dello sventurato buffone. La scena unica di Paolo Fantini delinea un grande spazio su due livelli, con alti muri che s'aprono in squarci slabbrati. I costumi sono di Agostino Cavalca, le gelide luci di Alessandro Carletti.

Teatro.it Rigoletto Fenice Venezia 03

Un essere ferito dalla vita, oltre ogni misura

Il primo cast ripropone in parte quello delle recite del 2021, (già da noi recensite), con Luca Salsi ed Iván Ayón Rivas, e la Gilda di Maria Grazia Schiavo. Stavolta accostiamo il secondo, che vede al centro il Rigoletto di Dalibor Jenis: baritono di significativo livello, con voce imponente e flessibile, e buona capacità di offrire chiaroscuri e mezze tinte. Attore eloquente – la regia di Michieletto pretende un impegno inaudito – che rende bene la macerazione interiore d'un essere ferito dalla vita, e il suo farneticante delirio. 

Da canto suo, Davide Giusti esprime tutto il gagliardo, giovanile ardore del Duca: è tenore estroverso e brillante, con voce che scorre fluente, lucente, generosa di volume. Da lui vorremmo però una condotta un po' più sorvegliata, più calibrata nel fraseggio; insomma meno 'buttata là', beandosi solo d'avere attraenti doti vocali. Lucrezia Drei porta in dote alla sua Gilda un timbro sopranile morbido e gradevole, limpidezza lucente, buon stile, ed una buona sensibilità interpretativa, scansando ogni bamboleggiamento.

Teatro.it Rigoletto Fenice Venezia 04

Una direzione esemplare

Lodevole anche il resto della compagnia, a cominciare dal ferrigno Sparafucile di Mattia Denti, e dalla sensuale Maddalena di Marina Comparato; poi Gianfranco Montresor (Monterone), Armando Gabba (Marullo), Roberto Covatta (Borsa), Carlotta Vichi (Giovanna).

Questo capolavoro verdiano viene affidato per la seconda volta a Daniele Callegari, e rispetto a quattro anni fa le cose cambiano un po'. Senz'altro in meglio. Sotto la sua bacchetta troviamo un'orchestra vibratile e pulsante, tenuta su di giri con tempi veloci e stringenti, però mai fuori fase. Tutto un guizzare di suoni, un fermento di idee, un cangiare di colori. Magari con meno sfumature del desiderabile, certo; ma è il ritmo registico che lo spinge a questo, non si poteva pretendere altro. Un grato plauso pure all'impegno profuso dal Coro feniceo, posto sotto le cure di da Alfonso Caiani.

Visto il 09-02-2025
al La Fenice di Venezia (VE)