Lirica
SERENATA D'AMORE

Amore, corteggiamento, ed una vendetta. La “Serenata d'amore” di Vivaldi eseguita per la prima volta in pubblico

Amore, corteggiamento, ed una vendetta. La “Serenata d'amore” di Vivaldi eseguita per la prima volta in pubblico

“Or si fatte cantate, quando si mettono al pubblico, soglion farsi di nottetempo, e si dicon serenate” spiegava il letterato Giovan Mario Crescimbeni. Via di mezzo fra la cantata per voce e strumenti ed il melodramma, quale genere teatrale cameristico le serenate conobbero grande fortuna sopra tutto nei primi decenni del '700, prevedendo di norma tre ruoli vocali – in qualche caso anche di più, rare volte un piccolo coro – accompagnati ora da un semplice basso continuo, ora da un ridotto ensemble strumentale, come nel caso della celebre Aci, Galatea e Polifemo di Händel (1709).

Nate per essere eseguita sotto le stelle come dice il nome stesso, le serenate potevano tuttavia darsi anche di giorno, tanto all'aperto quanto in un salotto aristocratico, sovente per occasioni encomiastiche come nozze, nascite, visite, investiture. Talvolta in costume e con scenografie, e magari con allestimenti di “somma magnificenza e splendore”, come riferisce sempre il Crescimbeni. In ogni caso, erano strutturalmente vere opere in miniatura, con protagonisti personaggi mitologici ed arcadici, oppure figure allegoriche quali la Fortuna, il Destino, il Tempo, la Virtù.

Teatroit Serenata Damore Ferrara 2025 PhMarcoCaselliNirmal 03

Mio cor, povero cor...

E il caso della Serenata a tre voci RV 690 di Antonio Vivaldi - testo di autore anonimo – che è una delle tre pervenuteci sulle otto attribuitegli. Priva di titolo ma individuata dai primi versi cantati «Mio cor, povero cor», mette in scena l’amore della ninfa Eurilla per il cinico pastore Alcindo, che la respinge con alterigia corteggiando altre beltà. Con la complicità dell’amica Nice, Eurilla lo incalza spingendolo infine a innamorarsi di lei; ma a questo punto, raggiunto il suo scopo, rivela di aver messo in atto una vendetta, ed incita ninfe e pastori a punire con la morte il cinico comportamento del giovane. 

Il manoscritto torinese riporta la dedica a tale “Monsieur Le Marquis du Toureil”: a parere di Michel Talbot, uno fra i massimi studiosi vivaldiani, questa composizione fu scritta per una ignota committenza romana verso il 1719, trasponendo sul piano allegorico la vicenda dell'ecclesiastico Jean de Tourreil, imprigionato a Castel Sant'Angelo su ordine del Sant’Uffizio per contrastare il diffondersi delle idee gianseniste. Secondo un recente studio di Aurelia Ambrosiano, invece, la serenata sarebbe stata dedicata ad Anne-Marc Goislard du Toureil, nobiluomo francese stabilitosi nel 1715 a Venezia, frequentatore della famiglia Vivaldi; e venne scritta può darsi in occasione delle sue nozze segrete con una borghese veneziana, celebrate nel dicembre 1718. Ipotesi quest'ultima senz'altro ben più congrua e probabile.

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Una mini opera in collaborazione con la Wigmore Hall di Londra

Anche se non può reggere il confronto con la magniloquente La Sena festeggiante, la Serenata RV 690 impiega uno strumentale comunque vario (oltre agli archi sono previsti un fagotto, due oboi e due corni da caccia, oltre al cembalo) e possiede indubbie sue attrattive musicali. Scritta da un Vivaldi all'apogeo delle sue possibilità creative, mette in campo una ricchezza timbrica e melodica, una varietà di sfumature che conquistano l'ascoltatore; incisa più volte in passato, mai però eseguita dal vivo. 

Per questa preziosa prima esecuzione pubblica, offerta in forma concertistica al Teatro Comunale Abbado di Ferrara in collaborazione con il londinese Wigmore Hall, Federico Maria Sardelli – profondo conoscitore del repertorio vivaldiano, concertatore rigoroso, direttore di indiscutibili capacità - ha adottato il titolo senz'altro indovinato di Serenata d'amore, radunando allo scopo tre voci di spicco del repertorio barocco: il soprano Valeria La Grotta (Eurilla), il mezzosoprano Giuseppina Bridelli (Nice) ed il tenore Valentino Buzza (Alcindo).

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Voci e strumenti a braccetto

Tre voci rotonde, agili e dal bel colore che, oltre a cantare con notevole finezza e nitore, sanno restituire nella linea di canto, con penetrante emotività, i caratteri dei loro personaggi. Forse un po' meglio il versante femminile che quello maschile. 

Un più che adeguato supporto strumentale lo offre l'ensamble Modo Antiquo, compagine fra le più ferrate nell'ambito delle esecuzioni storicamente informate, forte di un primo violino d'eccellenza quale Federico Guglielmo. Ma anche di tastierista assai duttile, Lorenzo Feder. L'esecuzione del lavoro resterà disponibile per sei mesi sul portale OperaStreaming.
 

Visto il 30-03-2025
al Comunale di Ferrara (FE)