Domenica 11 e lunedi 12 febbraio, andrà in onda, su Rai Uno, la miniserie televisiva liberamente ispirata all'omonimo romanzo di Gino Pugnetti. La fiction, prodotta da Luca Barbareschi, Susanna Bolchi e Aureliano Lalli-Persiani per Casanova Entertainment, vede tra i protagonisti Gabriella Pession, Sergio Assisi , Simone Gandolfo e Raffaella Rea, ed è diretta da Alfredo Peyretti.
La storia si svolge in Toscana, ai tempi della Repubblica di Salò: sullo sfondo delle ultime fasi della seconda guerra mondiale si narra l'amicizia tra Gino e Fabio, un'amicizia che si intreccia indissolublimente alle scelte importanti determinate dagli opposti temperamenti dei due: coraggioso il primo, pavido il secondo.
Le riprese di "Graffio di Tigre" sono iniziate il 5 giugno 2006 a Geggiano (Siena) per poi proseguire a Scorgiano (Siena), Massa Marittima (Grosseto) e in Bulgaria.
"Realizzare Graffio di Tigre è stata una bella esperienza" afferma il regista Alfredo Peyretti. "Sul set si è verificata un’alchimia particolare e un intesa che ha permesso di realizzare una miniserie di cui sono piacevolmente soddisfatto. Abbiamo scelto di girare la serie nella provincia di Siena, privilegiando gli esterni, in luoghi meravigliosi e incontaminati, per raccontare la storia d’amore all’interno di un mondo che appare distante e in contrasto con il dramma della guerra. Ho avuto l’onore di lavorare con un gruppo di attori straordinari che hanno dato il massimo per questo progetto. Mi ha molto impressionato la bravura e l’impegno non solo dei protagonisti, Gabriella Pession e Sergio Assisi, di cui stimavo già il grande talento ma anche di tutti gli altri: Simone Gandolfo, Raffaella Rea, Francesco Salvi, Sergio Forconi e lo straordinario Roberto Herlitzka."
"Abbiamo avuto la fortuna di partire da una buona sceneggiatura scritta da Andrea Purgatori e Laura Ippoliti - una sceneggiatura ben strutturata, ricca di intensi momenti drammatici e con un buon ritmo interno - e soprattutto, da contenuti forti, come possono essere l'amore e la guerra" aggiunge il regista; "insieme con gli attori ho mirato a una rappresentazione realistica, intensa e ricca di emozioni, cercando di non mollare mai la tensione e con essa l'attenzione dello spettatore per la storia d'amore. Quanto alla guerra, che in questa miniserie riguarda soprattutto la lotta partigiana, ho cercato di usare un linguaggio moderno nella speranza che "Graffio di Tigre" venga visto anche dai più giovani, spesso diffidenti e poco attratti da temi e ambientazioni troppo distanti dal loro vissuto. Ma la caratteristica principale di "Graffio di Tigre" è l'idea che, fin dall'inizio, ci ha legato e affascinato un po' tutti: realizzare nelle modalità e con i meccanismi propri della fiction, un prodotto che avesse una sua cifra e che si avvicinasse di più a un film".